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Terremoto Zarate

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Zarate

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Volano gli stracci in casa Lazio. Protagonista, non potrebbe essere altrimenti, Mauro Zarate. Al termine di una conferenza stampa destinata a rimanere a lungo nella memoria, Edy Reja ha raccontato la sua sull'argentino, senza risparmiare legnate pubbliche e rivelazioni inedite. Bisognava semplicemente presentare la gara di ritorno dei play off di Europa League contro il Rabotnicki, si è parlato quasi solo del talento di Haedo. Ad accendere la miccia le domande sull'esclusione dell'argentino nella gara d'andata. «Chiedete al ragazzo, non a me - l'esordio del tecnico - io lo avevo inserito nella lista Uefa, l'ho convocato e lui si è tirato fuori. Quando ha visto la convocazione se n'è andato via, io me ne sono accorto a cena, Rocchi mi ha detto che non c'era. Non è la prima volta che accadono cose del genere con lui. Il giorno dopo è tornato e si è chiamato fuori, evidentemente non vuole compromettersi la possibilità di giocare in Europa con un'altra squadra, mi dà l'impressione che la sua volontà sia quella di andare via». Reja lascia alla società il compito di decidere se multare o meno l'argentino, ma dal punto di vista comportamentale ha le idee ben chiare: «Sono stufo di dover coprire sempre io certe situazioni, di prendermi tutte le critiche, è giusto che i tifosi sappiano come stanno le cose». E tra le cose da rendere pubbliche ci sono i modi di fare non proprio irreprensibili di Maurito: «Si è presentato in ritiro con 5 chili di sovrappeso. Fino a 20-25 giorni fa pesava 81.7 kg, pensate che Klose ne pesa 81.5. Un allenatore deve tenere conto anche di queste cose». Non finisce qui: «Un buon calciatore deve avere tre caratteristiche: qualità, costanza di rendimento e testa. La prima non si discute, le altre due devono essere migliorate, non solo in partita, ma durante tutta la settimana. A volte Zarate si allena con voglia, altre volte ne ha meno». Sembra di risentire le parole di Dias l'anno scorso, quando accusò l'argentino di scarso impegno a Formello. Poi Reja cambia tono e tende una mano a Zarate: «Ha 23 anni, è sposato e sta per avere un bambino, è il momento adatto per maturare, dipende solo da lui, io non chiudo le porte in faccia a nessuno. Dovete smetterla di dire che mi sta antipatico, non so da dove abbiate pescato questa storia. Se andate a vedere i suoi minutaggi nella passata stagione è uno di quelli che ha giocato di più». Era difficile immaginare già prima una permanenza di Zarate alla Lazio, adesso diventa quasi impossibile. Anche se Reja non sembra dello stesso parere: «Se resta sono contento, perché avrei un'alternativa di grande qualità in attacco e potrei anche giocare con tre punte, come avrei voluto provare con il Rabotnicky se non fosse andato via». In conclusione una stilettata al fratello Sergio: «Quello che dice lui non mi interessa, non rappresenta nulla. Il suo procuratore è Bozzo e non ha mai detto niente sull'argomento». Lo stesso Bozzo, però, dopo l'exploit verbale di Reja ha deciso di rompere gli indugi e ha telefonato a Lotito, ancora in vacanza a Cortina. L'obiettivo, arduo, è quello di convincere il presidente ad abbassare le pretese per la vendita dell'argentino. Il patron ha messo tre condizioni: il prezzo, che non dovrebbe scendere sotto i 18 milioni di euro; la formula, che dovrebbe essere solo quella di una cessione a titolo definitivo; la destinazione, che non dovrebbe essere in Italia. Alla luce di quanto accaduto, però, a qualcosa si dovrà pur rinunciare. In particolare, Bozzo sta spingendo affinché Lotito si convinca ad accettare un prestito con diritto di riscatto. Alla finestra ci sono sempre l'Inter, l'Atletico Madrid e l'Arsenal, che ha ormai ceduto ufficialmente Nasri al Manchester City e ha un discreto tesoretto da spendere. Wenger, per il momento, preferisce smentire ogni voce. I tempi per la fine del calciomercato sono ormai strettissimi e la Lazio si è infilata in un vicolo cieco.

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