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Lazio a trazione anteriore

Lazio-Rabotnicki, Cissè festeggia la doppietta in Europa League

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E pensare che lo chiamavano difensivista. Edy Reja, nella prima uscita ufficiale della nuova Lazio ha stupito tutti. Non tanto nella scelta degli uomini, ampiamente prevista compresa la mai facile esclusione di Zarate. E neanche nel modulo, che era quel 4-2-3-1 abbondamentemente utilizzato già nella passata stagione. La novità, semmai, è stata nell'applicazione del modulo stesso. Già nello scorso campionato si era parlato a più riprese di una sorta di 4-2-fantasia con i «magnifici quattro» schierati insieme: Floccari, Zarate, Hernanes e Mauri. I dettami tattici, però, erano molto più rigorosi: in fase difensiva tutti erano chiamati a un grande sacrificio realizzando di fatto quell'«undici dietro la linea della palla» che era stato il segreto di una delle retroguardie meno battute della A. Un pregio però pagato a caro prezzo nelle ripartenze, maki troppo rapide, e nella mancanza di lucidità sotto porta. La svolta, in questo avvio di stagione, è stata proprio quella di chiedere esplicitamente ai due elementi più offensivi di trascurare le coperture. Una mossa che da un lato lascia il centrocampo più scoperto, ma dall'altro impedisce ai terzini avversari di spingere troppo. Contro il Rabotnicki, i quattro giocatori hanno giocato a tratti quasi in linea. Cissé e Mauri sulle fasce, Hernanes e Klose al centro. Con il tedesco che, in alcuni casi, agiva addirittura da trequartista per agevolare gli inserimenti del brasiliano. Da dietro si è reso protagonista di diverse sortite offensive anche Brocchi. In questo modo si è parzialmente disinnescato uno dei problemi che si potevano presentare ai nastri di partenza della nuova stagione: la perdita di spinta sulle fasce dovuta all'addio di Lichtsteiner. La Lazio ha aumentato il coefficiente di difficoltà al centro, le difese sono costrette a stringersi intorno all'area e sulle linee laterali si aprono delle voragini, come dimostrano i continui lanci per un Cissé perennemente smarcato. Le stesse posizioni degli attaccanti non vanno considerate dei dogmi. Cissé, in particolare, ha libertà di svariare su tutto il fronte offensivo. Così come non va preso alla lettera il «permesso» di esimersi dalla fase difensiva: Klose è sempre il primo a pressare, Mauri ed Hernanes si sobborcano un grandissimo lavoro in copertura. Certo, il Rabotnicki rappresentava il partner ideale per provare soluzioni così ardite. Contro squadre più competitive i rischi da correre nella propria metà campo saranno molti di più. Ma anche da questo punto di vista si è cercato di trovare delle soluzioni, posizionando Cissé sulla stessa fascia di Radu, che è quasi un centrale aggiunto, e con un centrocampo muscolare, come quello composto da Ledesma e Brocchi, in grado di fare un ottimo filtro. L'obiettivo, in ogni caso, sarà almeno per quest'anno quello di fare un gol in più piuttosto che subirne uno in meno. Un po' come nel Cagliari 2003/04 in serie B. Tridente offensivo composto da Zola, Esposito e Suazo, campionato concluso al primo posto a pari punti col Palermo e la bellezza di 80 gol segnati. Meglio, nella storia della cadetteria, avrebbe fatto solo la Juventus. E sulla panchina sarda c'era proprio il «difensivista» Edy Reja.

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