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Ma la stagione inizia in salita

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Altroche formalità, l'andata del playoff si è trasformata in una Forca Caudina per il non ancora identificato oggetto giallorosso. Lo Slovan, dopo aver testato per oltre un tempo la sterilità romanista, si è preso di misura il primo round grazie a una zuccata di Dorobtka e una mezza papera di Stekelenburg. Le prime sorprese sono arrivate, più o meno mentre DiBenedetto stava girando per la pista d'atletica del Pasiensky, con la prima formazione ufficiale dell'era Luis Enrique: in panca Perrotta, Totti e Borriello; largo ai ripescati Simplicio e Okaka e al rampante Caprari. Conseguenze sul campo: straordinari per Bojan, utilizzato da pendolo con libertà di spaziare su tutto il fronte offensivo e con licenza di arretrare anche qualche metro indietro, ciak da regista nei piedi di Viviani, tanto spazio per gli arrembaggi laterali di Cicinho e Josè Angel, possesso palla con percentuali da pleibiscito bulgaro (65% nel primo tempo) e qualche abbozzo di «calcio associativo» o «tiqui-taca» tanto caro al conducador asturiano. Compitino, però, riuscito solo in teoria, leggasi miglioramenti nell'applicazione dei meccanismi basilari, ma non nella mera pratica di colpire il bersaglio. La Roma, per la verità, nel primo tempo ci è andata vicinissima con Caprari e vicina con Okaka e un tiro da lontano di Bojan. Morale della favola dei primi 45': tantissimo fumo ma pochissimo arrosto romanista da una parte, pochissimo Slovan e basta dall'altra. Lo spartito è cambiato nella ripresa: il palleggio romanista è diventato sterile e lo Slovan è uscito dal letargo. Al 67' Caprari, liberato da un'invenzione di Simplicio, si è fermato al palo e lanciato l'ultimo segnale di vita giallorosso. Luis Enrique, dopo un salvataggio di Cassetti su Sebo, ha incominciato a sentire puzza di bruciato e liberato dalla panchina l'argenteria. Ma la musica, nonostante gli ingressi di Totti e Borriello, non è migliorata. Anzi, è peggiorata, con un progressivo sfaldamento difensivo, fino alla mazzata dell'80': calcio d'angolo, salto indisturbato di Dorobtka, pasticcio di Stekelenburg e frittata servita. «Non mi è piaciuto il risulato - ha filosofeggiato Luis Enrique - ma l'atteggiamento della squadra sì. Abbiamo creato molto, ma dovevamo buttarla dentro. Un 1-0 non è un risultato così scontato da rimontare. La formazione iniziale? Semplicemnte ho scelto gli undici più adatti e non me ne pento». Anche Walter Sabatini non ha potuto dribblare l'argomento Totti e Borriello inizialmente in panchina: «Si saranno arrabbiati, nessun giocatore prende bene le esclusioni». Meglio, si fa per dire, parlare della partita: «Abbiamo tenuto palla, ma non siamo stati incisivi. Risolveremo lavorando e con delle integrazioni dal mercato che saranno utili ma non decisive. Questa è la Roma degli anni passati che ha sempre fatto risultati ma ora deve prendere un altro ritmo». Controindicazioni di una rivoluzione culturale ancora in cantiere.

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