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La nuova Roma non ha fatto nemmeno in tempo a partire e già scoppia il primo caso.

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Equando a storcere il naso è «il capitano» vuol dire che qualcosa rischia di andar storto. Chiaro il messaggio di Totti, dopo il silenzio post-campionato che ha portato alla cessione del club, arrivato ieri diretto dai microfoni di Roma Chanel. Il numero dieci giallorosso evidentemente in questi ultimi mesi non si è sentito al centro del nuovo progetto romanista come preventivato e annunciato dalle prime uscite ufficiali di Thomas DiBenedetto: che di fatto diventerà a breve il nuovo proprietario della Roma (closing previsto nell'ultima settimana di luglio) ma che ancora non lo è. Così, alla domanda scontata sugli americani, il capitano si è tolto il primo sassolino stagionale dalla scarpa. «Non ho avuto modo di conoscere la nuova proprietà. Lo faremo in questi giorni. Spero abbiamo lavorato nel verso giusto». Che detta così può sembrare una cosa quasi normale, se non si conoscesse la visione a trecentosessanta gradi del leader giallorosso che vuole continuare ad essere centrale nel futuro della Roma. «Ormai sono 20 anni che faccio questo lavoro. Sono abitutato alle chiacchiere» replica sull'argomento. Totti non nasconde le perplessità riguardo un progetto che di fatto non conosce perché nessuno lo ha tenuto informato o lo ha fatto partecipe: cosa per altro in totale discrasia con il passato/futuro visto che il contratto del giocatore con la Roma parla chiaramente di un «domani» da dirigente (5 anni) una volta deciso di attaccare gli scarpini al chiodo (altri 3 anni). «Da oggi si volta pagina - continua - ed entreremo nell'ottica del lavoro con voglia di ricominciare. Non sono in grado di esprimere adesso le mie sensazioni, non so nemmeno chi è restato e chi è andato via, ma se sono rimasto tutto questo tempo vuol dire che qui qualcosa c'è. Mi aspetto una grande Roma per una grande città». Insomma a quanto pare se la strada è quella giusta, forse il verso di marcia non lo è altrettanto per non incappare in qualche foratura prima ancora di entrare in autostrada. Il capitano si aspettava probabilmente di esser coinvolto, di esser tenuto in maggior considerazione e di poter dare qualche consiglio utile ai nuovi addetti ai lavori: così non è stato. A gettare acqua sul fuoco, nemmeno il tempo di indossare i pantaloncini, ci ha pensato il nuovo allenatore Luis Enrique. Lo spagnolo ha fatto capire chiaramente quanto sia in realtà centrale Totti a questo progetto, alla «sua» nuova Roma. «Totti è unico. L'ho conosciuto di persona - ha detto il tecnico giallorosso - è un piacere poter contare su campioni come lui e De Rossi». Quindi manda un messaggio chiaro a dirigenza e giocatore sul fronte Vucinic. «Mi piace, è forte» il che potrebbe cambiare qualcosa nella testa dell'attaccante che ha chiesto più volte di esser ceduto. Forse. In questo clima, nel quale il buonismo delle settimane scorse sembra aver lasciato spazio alla realtà, parte il nuovo ciclo giallorosso. Ambizioso, che fa fede a un progetto di crescita in grado di portare la squadra al successo nell'arco di qualche anno. Già, forse il problema è proprio quello: Totti ha fame di vittorie e vorrebbe saziare il suo appetito subito. Probabilmente anche per questo si è presentato al raduno tirato come un violino, in grande forma. «Un po' mi sono allenato» dice sorridendo a chi gli fa notare la sua condizione fisica. L'obiettivo è chiaro: «Più continuità di risultati».

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