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Stavolta i meccanici del Cavallino sono stati impeccabili

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Ieri,per esempio, è stato il terzo pit stop a permettere alla Ferrari di riguadagnare il secondo posto perduto in occasione del secondo. Ai vecchi tempi, per giudicare chi fosse il più bravo a effettuare il cambio gomme si svolgeva, alla vigilia del G.P del Giappone, a Suzuka, una vera e propria competizione fra tutti i team. La Ferrari era imbattibile e la McLaren cercava invano di imitarla per insidiarne il primato, mentre la terza grande, la Williams, proprio non riusciva a darsi un'organizzazione efficiente (forse perché in pista andava tanto più forte degli avversari da non doversi preoccupare troppo dei casini che combinava ai box). Oggi il cronometraggio automatico che appare sui teleschermi dà la possibilità agli appassionati di tutto il mondo di controllare in tempo reale quanti secondi costa l'operazione a ogni singolo pilota. Per cui sappiamo da tempo – dall'anno scorso, almeno - che la Red Bull è diventata campione del mondo anche in tale particolarissima attività. Ed è per questo che sono rimasto un po' stupito, ieri, nel sentire i bravi (e abitualmente documentatissimi) commentatori della Rai gettare la croce addosso ai meccanici della Ferrari proprio nel giorno in cui in realtà erano stati loro a regalare il secondo posto finale ad Alonso, vincendo sul filo dei centesimi di secondo il duello con i colleghi della Red Bull impegnati nell'ultimo cambio gomme sulla macchina di Webber. E' vero che in occasione della sosta precedente i ragazzi in rosso erano stati così lenti (4”1) da vanificare lo splendido sorpasso ai danni di Webber operato 15 giri prima da Alonso. Però lì, fra il 42.mo giro (pit dell'australiano in 3”6, tempo nella media della Red Bull) e il 44.mo (pit dello spagnolo in 3”4), il millimetrico e decisivo rientro in pista della F 150 Italia davanti alla seconda RB7 è stato frutto della ritrovata bravura dei meccanici maranellesi. Per cui mi è parso non solo ingeneroso, ma soprattutto sbagliato il fatto che la Rai abbia rivolto loro delle critiche anziché un caloroso elogio. Né, mi si consenta, può essere addebitata agli stessi meccanici ferraristi la mancata conservazione del quarto posto strappato in partenza da Massa alla McLaren di Hamilton. Perché al primo pit stop la posizione Massa l'ha persa per la sua incapacità di tenere alto il ritmo nei tre giri in cui è rimasto in pista dopo la sosta di Hamilton, mentre gli 8”6 persi dal brasiliano al secondo pit stop sono dipesi da un dado difettoso che non si svitava e non da errori umani (se sbaglio c'è stato è avvenuto a monte, quando quel dado è sfuggito ai controlli di qualità). Insomma, gettare la croce addosso a quei ragazzi in tuta proprio nel giorno in cui alla Ferrari tutto ha funzionato aldilà delle stesse attese della squadra, è secondo me equivalso al classico additare la pagliuzza ignorando il trave, cioè il limitato valore del binomio macchina-piloti. La Scuderia è infatti uscita da Valencia col miglior risultato possibile, un secondo e un quinto posto onorevoli anche in termini di distacco, ma se il suo bottino nel trittico dei circuiti cittadini che potevano rilanciarne in ben altra maniera le ambizioni non è stato all'altezza delle speranze certo la colpa non può essere addossata ai meccanici.

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