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In «città» Red Bull meno bene

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AValencia abbiamo soltanto avuto la conferma di quanto avevamo già chiaramente visto a Montecarlo e a Montréal: sulle piste cittadine, dove l'aderenza viene più dalle gomme e dalla meccanica che dall'aerodinamica, la RB7 non può sfruttare appieno il suo vero potenziale. E inoltre paga più che altrove il prezzo della minor potenza del suo motore rispetto ai V8 Ferrari e Mercedes. 2) McLaren vincente a Montréal e lentissima ieri. Perché? Probabilmente Hamilton e Button sono stati fra i più penalizzati dalle caratteristiche dell'asfalto del circuito di Valencia, abrasivo e molto scuro (con conseguente innalzamento della sua temperatura quando c'è il sole): in una situazione del genere persino Button, che di solito è molto più delicato del compagno di squadra nello sfruttamento del battistrada, ha patito grossi problemi di deterioramento e dunque di tenuta di strada. Se fosse riuscito a stare davanti a Hamilton dopo il primo pit stop, Massa avrebbe preceduto abbastanza agevolmente l'inglese sul traguardo finale. 3) Per la prima volta nella storia della F1 tutte e 24 le macchine che hanno preso il via sono arrivate fino in fondo. Come mai? Beh, è ormai da qualche tempo che le rotture meccaniche sono meno frequenti e che i ritiri sono frutto più di incidenti che di guasti. Ciò è sostanzialmente dovuto al diffuso miglioramento del lavoro che si svolge nelle factories dei team (o, per dirla in gergo, «a casa»), a partire dall'impiego di tecniche costruttive a controllo numerico che eliminano le imperfezioni nelle componenti meccaniche per finire con la standardizzata efficienza dei controlli di qualità. A Valencia, in più, c'è stata la prudenza con la quale i piloti si sono tenuti lontani dagli onnipresenti muretti a bordo pista.Bac.Gia.

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