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La Formula 1 e la domenica dei paradossi

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Masi è trattato dell'ovvia conseguenza del lunghissimo stop imposto alla corsa, più che dalla pioggia, dal vero e proprio terrore che le autorità sportive e commerciali nutrono nei confronti dell'eventualità che in condizioni di asfalto bagnato possano accadere gravi incidenti. Peccato, perché alla fin fine la corsa si è rivelata uno spettacolo mozzafiato a dispetto dell'estenuante pausa (che comunque l'ottimo staff di Rai Sport ha saputo mirabilmente riempire di contenuti interessanti) e delle cinque fasi di neutralizzazione causate dai ripetuti ingressi della Safety Car. Fra incidenti, sorpassi, atti temerari, cacchiate invereconde, canagliate fra piloti e persino lo scivolone di un commissario di pista davanti al muso di una monoposto (che non l'ha investito per miracolo) se ne sono viste di tutti i colori, con la doppia ciliegina finale dell'errore del campione del mondo in carica a quattro curve dall'arrivo e del millimetrico sorpasso di calimero Massa ai danni del samurai Kobayashi sulla linea del traguardo. Si è dunque trattato di un'autentica fiera del paradosso, e non solo perché si è corso il massimo del pericolo proprio nel giorno in cui la situazione è stata gestita col massimo della prudenza o perché la gara è stata vinta da un pilota che a metà strada era ultimo, che si è scontrato tre volte con altri piloti (fra cui il proprio compagno di squadra), è stato penalizzato per eccesso di velocità dietro alla Safety Car ed è transitato dalla corsia dei box il doppio delle volte rispetto a tutti gli altri. Il vero paradosso, infatti, è stato rappresentato dal fatto che mentre si è sfiorato il ridicolo nel «proteggere» i concorrenti dal pericolo della pioggia anche quando le condizioni erano assolutamente normali, i commissari di gara hanno poi tollerato il comportamento pazzoide di alcuni di loro, a cominciare da quello del vincitore Button, assolto con formula piena nonostante abbia prima tentato di ammazzare Hamilton sbattendolo contro il muro (le immagini tv dimostrano inequivocabilmente che Button guarda lo specchietto di sinistra prima di sterzare e tagliare la strada al coéquipier che lo stava sorpassando) e poi buttato fuori anche il povero Alonso, a sua volta impegnato nel tentativo di mettere le ruote della propria Ferrari davanti a quelle della McLaren dell'inglese. (Paradosso nel paradosso, i soliti giornali «politicamente corretti» hanno sparato ad alzo zero su Hamilton anziché su chi ha tentato di accopparlo). Paradossale è stato, infine, pure il disastro Ferrari, maturato nel giorno in cui le F150 Italia avevano il potenziale per vincere. È vero, c'è entrata nuovamente la sfiga. Però è anche vero che, gira e rigira, dal 2007, anno dell'ultimo titolo mondiale (Raikkonen), il problema di fondo della Ferrari è sempre lo stesso: i piloti. Oggi Massa è strabollito e Alonso, come certi tennisti nikefobi, azzecca risposte vincenti quando l'avversario ha il match-point ma poi fa doppio fallo se il match-point ce l'ha lui. Eppure tutti e due sono (teoricamente...) confermati vita natural durante. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

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