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Tutto quello che volevamo sentire

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A onor del vero qualche dubbio era balenato nelle nostre menti perverse, deviate da anni di menzogne, doppi giochi e sotterfugi di basso livello. L'atteso cataclisma, il tornado ripulitore ipotizzato con l'arrivo degli americani a Roma si era trasformato lentamente in una tiepida giannetta primaverile. Altro che rivoluzione, a giochi fatti (più o meno) l'unico a saltare era stato l'ex ottimizzatore già direttore operativo Giampaolo Montali, tutti gli altri erano, o meglio sono, rimasti con ruoli più o meno da definire. Ma il primo passo ufficiale di Walter Sabatini, davanti alla platea delle grandi occasioni (c'erano proprio tutti... anche troppi) ha spaccato la Roma a metà, tracciando una linea netta tra passato e futuro in attesa che si delinei meglio quello che dovrà essere il presente. Il neo ds giallorosso ha finalmente fatto un po' di chiarezza, chimera inseguita inutilmente negli ultimi tempi dai tifosi romanisti, spiegando chi comanderà nella nuova Roma. Il timore dei «troppi galli a cantare» è stato spazzato via dalla spiegazione del nuovo dirigente, che pur senza delineare un organigramma preciso, ha fatto ben capire chi sarà a decidere. Due uomini. Lui e Franco Baldini: altra novità interessante perché per la prima volta l'ex ds giallorosso viene tirato ufficialmente in ballo nel futuro della Roma aspettando che si liberi dagli impegni con la nazionale inglese e possa finalmente calarsi nel ruolo di direttore generale della Roma targata DiBenedetto. A sentir parlare Sabatini è immediata l'associazione dialettico-culturale con il futuro dg giallorosso, dal quale è diametralmente opposto per look e approccio: uno pacato e distinto, l'altro emaciato e nervoso (o schizzato per dirla alla romana). Ma la lingua è la stessa, quella del buon calcio e della linea diretta con squadra e giocatori senza troppi intermediari e stanze segrete dove far dietrologia. E forse anche per questo si è cercato all'esterno tecnico e staff, perché nella nuova Roma, chiaramente modello-Barça, la differenza la farà la voglia di lavorare assieme per una maglia, la volontà di star bene all'interno di un gruppo più che l'interesse privato del singolo giocatore. I messaggi sono chiari: per tutti. Il progetto nasce attorno al talento «infinito» di Totti che dovrà però far di «esperienza virtù». Eppoi «sì» a Lamela, «nì» a Menez, «no» a Borriello. I dirigenti? Il discorso è lungo e si farà, ma anche lì i segnali son più che chiari. E per adesso va benissimo così... il nuovo ciclo, fatte le dovute «paci» contrattuali mediate ad arte tra i tavolini del centro, ora può finalmente partire.

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