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Sui diritti televisivi i ricchi piangono

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DanielePalizzotto I ricchi piangono. Saranno le agenzie demoscopiche Doxa, Crespi e la tedesca Sport+Market – volute e votate dalle 15 società medio-piccole della serie A nell'assemblea di Lega tenutasi lo scorso 15 aprile – a calcolare il numero dei sostenitori di ciascun club, parametro fondamentale per la ripartizione di circa 200 milioni di euro provenienti dalla vendita dei diritti televisivi (il 25 per cento della cifra totale). La Corte di giustizia federale ha infatti respinto il reclamo presentato da Juventus, Inter, Milan, Roma e Napoli, che avevano chiesto l'annullamento del voto dell'assemblea contestando la delibera nella forma e nel merito: un tifoso può sostenere una sola squadra – sostenevano i grandi club – e nel calcolare l'ampiezza dei bacini d'utenza non vanno presi in considerazione gli appassionati, i partecipanti e i simpatizzanti. Per questi motivi, e sfruttando la maggioranza all'interno del Consiglio di Lega, lo scorso 22 aprile le società maggiori avevano bloccato l'attuazione della delibera e avevano chiesto il giudizio della Corte federale. E così ieri i rappresentanti di Milan (Adriano Galliani), Inter (Ernesto Paolillo), Juventus (l'avvocato Michele Briamonte) e Roma (Rosella Sensi, accompagnata dal consigliere Enrico Bendoni) si sono ritrovati nella sede romana della Federcalcio per concordare una linea comune e spiegare le proprie ragioni ai giudici. L'ottimismo mostrato al termine dell'udienza da Galliani e Briamonte – «È andato tutto bene» – non ha però trovato riscontro nella decisione della Corte. I giudici hanno respinto il reclamo dei grandi club, ritenendo valido il voto espresso dalle società medio-piccole, rappresentate ieri dal presidente della Lazio Lotito, dal numero uno del Genoa Preziosi e dal patron del Chievo Campedelli. I bacini d'utenza saranno dunque stabiliti dalle agenzie votate a maggioranza dall'assemblea, appunto Doxa, Crespi e Sport+Market. Una decisione che, secondo le prime stime, farebbe «perdere» ai grandi club una cifra oscillante tra i 10 e i 15 milioni di euro, mentre le società medio-piccole vedrebbero raddoppiare le proprie entrate. Cosa accadrà ora? Probabilmente le squadre maggiori cercheranno di ricomporre la frattura e riaprire il dialogo per trovare un punto d'incontro e magari una nuova soluzione. La difficile mediazione è affidata al presidente della Lega Maurizio Beretta, che sta per lasciare l'incarico alla fine di un anno pieno di problemi: c'è tempo fino a lunedì 16 maggio, data della prossima infuocata assemblea. In ogni caso le cinque grandi presenteranno ricorso all'Alta Corte del Coni e, in caso di risposta negativa, anche al Tar e al Consiglio di Stato: non è finita.

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