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Lotito paragona i torti subiti dalla Lazio allo scandalo politico e pensa di rivolgersi alla giustizia ordinaria: «Tutti hanno visto»

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.Beh, poi le manette arrivarono sul serio». È un Lotito che va giù durissimo quello che si presenta ai microfoni nell'immediato dopogara di Lazio-Juventus. Tre rigori negati ai biancocelesti sono un boccone durissimo da mandar giù, specie dopo una sconfitta che può seriamente compromettere la corsa alla Champions della banda di Reja. E allora il presidente, pur sembrando tranquillo, sputa fuoco e fiamme sul sistema in uno sfogo che per la potenza e i toni del messaggio ricorda i migliori exploit verbali di Josè Mourinho. «Qui non si tratta più di fare chiacchiere da bar - accusa - qui le situazioni vanno valutate attentamente, senza guardare i singoli episodi ma osservando l'intera stagione. Bisogna capire se certe situazioni determinato un cambiamento delle prospettive. Se questo accade in maniera episodica e ininfluente allora va bene. Ma se invece tutto succede in maniera sistematica, allora bisogna monitorare e prendere provvedimenti». E in quel momento che l'escalation verbale del presidente della Lazio tocca i toni più alti, perché, a detta sua, i provvedimenti potrebbero essere presi anche al di fuori del mondo del calcio. Non lo dice mai espressamente, ma è chiara l'intenzione di coinvolgere la giustizia ordinaria. «Qui non si tratta più di opinioni, ci sono riscontri precisi di quello che sta accadendo. Quando ci sono in ballo degli interessi importanti, allora subentrano delle degenerazioni. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, basta vedere quanto successo in questi due giorni di partite. La task force che io ho messo in campo serve per questo. Aspetterò la fine del campionato e poi qualcuno farà le sue valutazioni. Ma non come in Calciopoli, qui entreranno in ballo ambienti al di fuori del sistema calcistico. Si vedrà se si tratta di situazioni patologiche e se ci sarà da usare il bisturi, allora lo si farà». Nel finale appare quasi la rassegnazione per un traguardo ancora alla portata ma che sembra complicarsi terribilmente. «Io non sono né deluso né arrabbiato - conclude - ma quello che sta succedendo continua a dare l'impressione che l'epilogo di tutta questa storia sia scontato». Parole che faranno rumore, così come quelle appena più moderate del tecnico Reja («forse la maglia della Lazio a qualcuno non è tanto simpatica»). Ma a fare ancora più sensazione è il silenzio della squadra. Tutti che scappano senza proferire parola. Tutti, come racconta sempre Reja, a capo chino nello spogliatoio con aria sconfortata. Poco prima di salire sul pullman l'unico che i cronisti riescono a intercettare è Stephan Lichtsteiner. «Perché non dite nulla?», gli chiedono. «E cosa volete che vi dica? - risponde lui - tanto i rigori li danno solo alla Roma».

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