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Si salvi chi può

Massimiliano Allegri, l'allenatore della Milan

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Ancora un mesetto di trepida attesa, poi i giurati usciranno dalla camera di consiglio per rendere noti tutti i verdetti del campionato. Quasi tutti, meglio precisare, il più importante sembra già scolpito nella lapide commemorativa, il nome del Milan a riproporsi dopo lunga attesa, appesantita dalla realtà del dominio più crudele, quello dei concittadini. Ma l'Italia del calcio, più che interrogarsi su promozioni in Champions e meste cadute, dedica il suo interesse al futuro delle venti panchine, pochissime delle quali presidiate saldamente. E dunque non soltanto congetture e magari auspici dettati da propensioni umorali, ma perfino sogni proibiti. Per amore o precise imposizioni nate da nuovi eventi, comune al tifo il rifiuto dell'impossibile, però la realtà impone che i due nomi in assoluto privilegiati rimangano una sorta di Città del Sole. Mourinho, lo «Special One», ha abituato tutti alle sorprese, anche clamorose, però il buon momento attuale induce a ritenere che l'idillio con il Real Madrid dovrebbe avere un solido seguito. Forse l'altro top-trainer, Pep Guardiola, ha lasciato aperto qualche spiraglio a un divorzio che però potrebbe avere pesanti risvolti negativi. Un grande chef come il tecnico catalano non sarà in grado di reperire, altrove, le materie prime di altissima qualità che gli consentono di mettere in tavola piatti memorabili. Non avrebbe più a disposizione, insomma, la «cantera blaugrana», quella che garantisce al tempo stesso il presente e il futuro. Dall'estero potrebbero tornare Carlo Ancelotti e Roberto Mancini, destinazioni rispettive la Roma e la Juventus, più arduo risolvere il legame, lautamente gratificato, tra Spalletti e lo Zenit. Con qualche possibile, ulteriore sorpresa ancora in serbo, va registrato come la stagione in corso abbia prodotto nove esoneri, un paio dei quali «pentiti», Iachini a Brescia e Rossi a Palermo. Sostituiti senza ripensamenti Ventura a Bari, Giampaolo a Catania, Gasperini a Genova, Benitez a MIlano, Marino a Parma, Ranieri a Roma, Di Carlo a Genova. Siamo quasi al cinquanta per cento delle squadre del salotto buono, nessuna notizia di volontari addii di presidenti sprovveduti. Tutti in lista d'attesa gli attuali disoccupati, per Ranieri più probabile un espatrio. Le prospettive per la stagione che verrà, salvo colpi di scena prodotti da fuochi d'artificio nelle quattro giornate che ci separano dal traguardo, non propongono certezze granitiche, appena tre i nomi fuori discussione. Massimiliano Allegri, naturalmente, Guidolin a Udine e Mihajlovic a Firenze. Sulla conferma di Donadoni a Cagliari, una minima riserva è imposta dalla storia di Cellino e dei suoi sbalzi d'umore. Sembrano solide le posizioni di Mazzarri e Reja, che hanno portato Napoli e Lazio a posizioni forse non ipotizzabili alla vigilia. Tra quelli ritenuti sicuri partenti, stupisce il nome di Diego Pablo Simeone, per portarlo a Catania era stato congedato un tecnico affidabile come Giampaolo. A Roma, sponda giallorossa, il destino di Montella legato a un finale di stagione miracoloso: anche per lui uno spiraglio, proprio quello dal quale la squadra intravede, lontana, l'Europa. Meglio comunque evitare tecnici nati qui, il passato non ha dato riscontri confortanti.

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