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F1 Il presidente della Ferrari tuona: i tecnici riportino la macchina al vertice Alonso rassegnato: «Miglioreremo in Turchia, ma lo faranno anche gli altri»

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Mala Ford protestò perché era la stessa sigla di un suo furgoncino. Che esagerazione disse il popolo: è impossibile confondere una F1 con un camion! Sbagliato. Dopo aver visto le prestazioni della Rossa ci si può confondere. Ecco, un'annata nata storta. Da squalo a grassottello gambero rosso: va all'indietro, in Cina peggio che in Malesia, tre brutte figure su tre Gp, nel 2010, seppur in maniera fortunosa, Alonso vinse la gara inaugurale. Il caos regna sovrano, qualche esempio: Massa nelle dichiarazioni picchia sul team non avendo mai digerito le critiche e le imposizioni passate, Alonso, al settimanale As (in Spagna lo assolvono e condannano la Ferrari) ripete: «La Red Bull è la macchina da battere. Noi dobbiamo riemergere, in Turchia avremo dei miglioramenti, ma anche gli altri team, quindi non aspettiamoci sconvolgimenti. Ora vado in vacanza e cerco di dimenticare». Sì, dimentichi anche che si qualifica male e parte peggio e rilascia affermazioni senza senso: si lavora per sovvertire i valori come insegna la McLaren altrimenti è un girare a vuoto. Il disastro è iniziato in inverno quando nessuno (neppure i nuovi arrivati) ha capito che la galleria del vento era starata e mangiava decimi preziosi dando l'illusione di avere un'aerodinamica da supercar. E visto che piove sul bagnato ci hanno aggiunto strategie demenziali, l'enigma gomme (i soliti malpensanti temevano che l'italiana Pirelli avrebbe favorito la Ferrari) e una babele di uomini in rosso, piloti inclusi, che si contraddice. Chi tira di qua, chi tira di là. Anche il Presidente Montezemolo ci ha messo del suo, ieri era colpa delle regole di plastica, oggi, furente, sferza: «Questo non può e non deve essere il livello della Scuderia. È un momento molto delicato mi aspetto che i nostri tecnici agiscano con determinazione e incrementino le prestazioni. Voglio la Ferrari là dove tutti noi e i tifosi vogliamo che sia». Un avvertimento: reazione o epurazione. E infatti erano tutti in fabbrica nonostante la lunga sosta. La montagna da scalare è piuttosto ripida, per risalire occorre organizzazione e lucidità, bandito il panico. Un suggerimento: la F150 rispecchia l'Italia attuale, caotica e immobile, iniziare da un nome nuovo non è una cattiva idea.

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