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Roma americana

DiBenedetto

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God bless Roma. È nata a Boston e parla americano la nuova società giallorossa che promette di rivoluzionare il nostro calcio decadente. Il 15 aprile diventa una data storica: quando in Italia era appena scoccata la mezzanotte, è arrivata una firma attesa da anni. Come tutte le telenovele che si rispettino i colpi di scena non sono mancati fino all'ultima puntata. Lo scorso settembre l'italoamericano Thomas DiBenedetto, azionista dei Red Sox di baseball, ha convinto i suoi tre ricchi amici (altri due potenziali soci li ha persi per strada) Michael Ruane, James Pallotta e Richard D'Amore ad acquistare la Roma, ma per tagliare il traguardo sono serviti mesi di trattative serrate con Unicredit. Un affare vissuto sul filo della tensione, tra continue pressioni esterne e la paura che tutto potesse saltare sul più bello. «Non abbiamo mai pensato di ritirarci» confida DiBenedetto, pronto a diventare il 21° presidente (e il primo straniero) della storia romanista. Al suo fianco ha firmato Pallotta, cognome ereditato dal papà di origine romane. L'atto finale si è consumato al 34° piano di un grattacielo nell'ordinatissimo distretto finanziario di Boston, per un giorno messo sottosopra dall'assalto dei cronisti italiani poco gradito agli uomini della sicurezza. Dentro l'elegante studio legale Bingham di One Federal Street gli avvocati, i top manager della banca - Paolo Fiorentino, Piergiorgio Peluso e Andrea Giovannelli - e i rappresentanti dell'advisor Rothschild hanno lavorato anche nelle ultime due notti per trovare la quadratura del cerchio. La riunione conclusiva è iniziata alle 9.30 americane e si è prolungata fino al tardo pomeriggio con la firma arrivata attorno alla mezzanotte italiana. Collegata da Roma in conference call, Rosella Sensi è stata informata in tempo reale sugli aggiustamenti dei contratti: per lei la firma l'ha messa Attilio Zimatore, il professore incaricato di cedere le quote di Italpetroli. DiBenedetto e Pallotta sono arrivati nello studio a giochi fatti per mettere l'«autografo». Subito prima della firma è arrivata nello studio, assieme a dieci maglie della Roma, una torta, realizzata dalla sorella di Pallotta, a forma di pallone con impresso un grande simbolo del club sul quale campeggiava la scritta: «Forza Roma». Quindi le parole dei protagonisti. DiBenedetto ha raccolto l'augurio di Berlusconi («spero vinca quanto me») ma ha subito messo le cose in chiaro: «Ci piacerebbe ripetere i successi di Berlusconi ma il suo Milan ha vinto in un periodo in cui si poteva spendere tanto. Ora pensiamo a sistemare il bilancio e seguire le regole del fair play finanziario». Stanco ma felice a fine serata anche il vice direttore generale di Unicredit Fiorentino: «Siamo soddisfatti, ora lavoreremo d'intesa con gli americani per fare una grande Roma». La conferenza stampa organizzata al 13° piano ha concluso la giornata, prima del rientro degli uomini di Unicredit in Italia. DiBendetto ha parlato per la prima volta da proprietario della Roma alla platea composta da una quarantina di giornalisti italiani e stranieri. «Felici per l'accordo - ha detto l'americano - e di poter portare avanti questo progetto in cui crediamo molto. La Roma sarà grande». I dettagli dell'accordo: la quota di maggioranza della Roma, attualmente pari al 67% delle azioni, viene ceduto a una Newco partecipata al 60% dalla DiBenedetto As Roma LLC (costituita dai quattro soci americani con quote partiarie) e al 40% da Unicredit che in seguito girerà almeno metà della sua quota a un socio italiano. 70,3 milioni il prezzo d'acquisto, comprensivo delle società titolari del contratto d'affito di Trigoria (Roma Real Estate) e del marchio (Brand Managment). A questa cifra va aggiunta l'Opa obbligatoria sulle azioni in Borsa e due ricapitalizzazioni: una immediata da 45 milioni e una seconda da 50 per coprire il «rosso» di quasi 40 milioni previsto nel prossimo bilancio e per mettersi a riparo dai rischi giuridici derivanti dal centanio di cause di lavoro ancora aperte, compresa una da circa 5 milioni di euro aperta da Batistuta. L'intero investimento - acquisto, Opa e ricapitalizzazioni - va diviso tra americani e Unicredit secondo le quote di competenza. Le parti si sono inoltre accordate su un finanziamento di 40 milioni di euro che la banca concederà ad As Roma per immettere liquidità nel club e consentirle di rinnovare la squadra sul mercato. Ma si è dovuto addirittura trattare sulle condizioni di questo prestito, aggiungendo tensione alle discussioni finali. Unicredit ha preteso che Pallotta fornisse ulteriori garanzie sul proprio patrimonio personale: altro segnale di sfiducia poco gradito agli americani. Dettagli a questo punto, perchè il puzzle va completato, ma finalmente la Roma americana è realtà. E fa paura a tutti.

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