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La rivincita di Totti "Il mio derby perfetto"

Francesco Totti star del derby

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È finito. Non segna più. La Roma vince il derby solo se non c'è lui. Quante ne ha dovute sentire e sopportare Francesco Totti nei cinque anni abbondanti trascorsi senza neanche un gol contro la Lazio. Nel derby del 23 ottobre 2005, con Montella partner d'attacco, ha superato Ballotta e si è messo il pallone sotto la maglietta per esultare: Ilary era incinta di Cristian, lo stesso splendido bambino che ieri lo ha applaudito dalla tribuna. Poi più niente. Vittorie sì, ma mai da protagonista assoluto. Ieri Totti si è ripreso il derby. La sua partita. Una rivincita pazzesca, di proporzioni che neppure lui avrebbe mai immaginato. La prima doppietta in carriera ai cugini (in assoluto non ci riusciva dalla sfida col Cagliari di maggio 2010), due reti decisive e devastanti, a suggello di una partita da Totti. Da capitano, da simbolo, quello che dall'altra parte del campo nelle stracittadine non c'è più da tanti anni. Adesso gli manca un gol per arrivare a 200 in serie A, e nei prossimi tre anni, prima di smettere con il calcio, avrà a disposizione sei potenziali tentativi per diventare anche il marcatore più prolifico della storia dei derby: con le due reti di ieri è salito a 8 raggiungendo proprio Montella, davanti ci sono Delvecchio e Da Costa con 9. E ora anche il personale bilancio delle stracittadine è in parità: con lui in campo la Roma ne ha vinti e persi 12 e pareggiati 9. Intanto, per dirla alla Ranieri, gode come un riccio ripensando alla punizione potente che ha aperto le «acque» laziali e a quel rigore calciato in modo perfetto. Il capitano ha esultato come non lo vedevamo fare da anni. Segnato il primo gol, al celebre dito in bocca in onore dei due figli ha abbinato la corsa, il sorriso e una maglia speciale presa dalla panchina con dedica per la moglie: «6 sempre unica» la scritta che è un sequel. Con il famoso «6 unica» sfoggiato in un derby del 1999 conquistò Ilary, ieri ha voluto replicare il gesto d'amore, «perché sono nove anni che stiamo insieme». Per la cronaca la maglietta è sparita dallo spogliatoio al termine della partita: il ds Pradè voleva portarsela a casa come cimelio, ma qualcuno è arrivato prima di lui. Al rigore, seconda esultanza sfrenata di Totti: via la maglia della Roma e orecchie verso la Sud. Ilary e Cristian si sono spellati le mani, il resto dello stadio romanista è caduto ai suoi piedi mentre difendeva quel pallone sulla bandierina nel finale, provocando gli isterismi laziali e l'immensa goduria romanista. Dopo la standing ovation concessagli da Montella, Totti ha raccontato la sua giornata magica prima di festeggiare a cena con la famiglia e gli amici all'Aventino. «È il derby perfetto - racconta - che ho sempre voluto. Vincere con due miei gol è troppo bello. Battere la Lazio fa sempre un certo effetto e poi segnare per un romano e romanista verace come me è una grande soddisfazione». Che stavolta serve a zittire un bel po' di persone, «ma la mia forza è il carattere, non mi fa mai mollare e la gente può dire quello che vuole». Oltre allo strapotere cittadino confermato, è una vittoria che riapre la corsa per la Champions. «È il nostro obiettivo e cercheremo di centrarlo - dice il capitano - fino all'ultimo. Domenica andremo a Firenze a giocarci la partita. Da quando c'è Montella è cambiata la mentalità e si sta vedendo la voglia di vincere». Ranieri incassa. Frecciate a parte, è il giorno delle dediche. Oltre a Ilary nei pensieri di Totti c'è spazio anche per «per la famiglia Sensi. Era il loro ultimo derby e sono contento di aver fatto questa grande vittoria per loro. Ci hanno sempre messo la faccia». Adesso il capitano aspetta con ansia di conoscere Mr DiBenedetto: ma l'amore tra i due sembra già sbocciato.  

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