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La Juve non vince più

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DomenicoLatagliata Un punto in quattro partite: la Juve, dopo tre sconfitte di fila, pareggia a Cesena ma certo non è guarita. Avanti di due gol a dieci minuti dalla fine del primo tempo, i bianconeri sono riusciti nell'impresa di farsi recuperare da una squadra che farà un mezzo miracolo se riuscirà a evitare la retrocessione. Ha giocato in dieci per un'ora, la Juve, ma anche questa non può essere una scusante valida: se il rosso a Motta può essere considerato eccessivo, è stato invece generoso il giallo a Buffon di pochi minuti prima. La squadra di Del Neri inizia con il piglio giusto e, da un contropiede gestito alla perfezione da Del Piero, arriva il vantaggio firmato da Matri con un dentro angolato. Pare mettersi tutto bene: vero che pochi minuti dopo Pepe si mangia il raddoppio dopo un colpo di tacco del solito Del Piero, vero anche che Giaccherini ne combina di peggio quando, colpito il palo, fallisce il più facile dei tap in a non più di due metri di distanza dalla linea di porta con Buffon sdraiato. E quando Matri, passata la mezzora, la ributta dentro con un colpo di testa acrobatico seguente un palo colpito da Del Piero, il match pare davvero chiuso. Invece la solidità difensiva non fa parte di questa Juve e il Cesena beneficia di un calcio di rigore trasformato da Jimenez dopo che Buffon - graziato da Bergonzi che non lo ritiene ultimo uomo - atterra Parolo. Manco il tempo di capire se il coro di «ladri, ladri» ha fondamento che il direttore di gara caccia Motta per doppia ammonizione: compensazione (probabile) o no, il Cesena va così al riposo sotto di un solo gol e con un uomo in più. Tutto insomma ancora in gioco e anche di più, vista la relativa solidità psicologica mostrata dalla Juve in tempi recenti. Cesena all'assalto, Juve a difendersi con un centrocampo a tre. Buffon dice no a Colucci, Parolo si conferma giocatore pronto per una squadra di livello superiore, Jimenez predica e Bogdani spreca da due passi come un centravanti di serie A non dovrebbe mai fare. Dall'altro lato, Del Piero sciorina calcio ma l'inferiorità numerica pesa: Del Neri lo richiama in panchina (tra i fischi, non certo per il capitano) e chiede a Martinez freschezza e corsa, mentre Ficcadenti chiede aiuto a Rosina, ex del Toro. Da una punizione di quest'ultimo, arriva il pari: il solito svagato Iaquinta tocca e basta, Parolo di destro la butta dentro e il «Manuzzi» esplode. Giusto così.

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