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Ricomincio da tre

David Pizarro

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Ricomincio da tre. Il Vincenzo Montella allenatore sembra un po' il Gaetano di Massimo Troisi che diceva di voler ricominciare da tre e non da zero per non perdere le tre cose che gli erano riuscite. Tre come quelle che sono venute meglio all'Aeroplanino nei suoi primi tredici giorni sulla panchina della Roma: la riscoperta di Doni, il ritorno di Pizarro e il risveglio di Vucinic. L'ossatura della creatura montelliana in via di costruzione è composta, guarda un po', dagli scontenti dell'ultimo periodo ranieriano. Se prima si sentivano messi da parte, tenevano il broncio e chiedevano di essere ceduti, adesso sono tornati al centro del pianeta Roma, sorridono e non pensano più di cambiare aria immediatamente. Tutto capovolto in meno di due settimane, aspettando le due partite che possono indirizzare la stagione: martedì il ritorno con lo Shakhtar in Champions e domenica il derby. Cambia il governo e quella che fino al 21 febbraio era l'opposizione diventa immediatamente maggioranza. Prendete Doni, confinato con Ranieri a vestire i panni del terzo/secondo e ritornato primo portiere senza se e senza ma con l'avvento di Montella. La restaurazione delle gerarchie pre-ranieriane gli ha ridato il posto da titolare e la serenità perduta. E così Doni, provvidenziale a Lecce su una zuccata di Giacomazzi e su un tiro a botta sicura di Corvia, si è preso la sua personalissima rivincita dopo un anno e mezzo da dimenticare: da terzo portiere più pagato del mondo a colonna portante su cui Montella ha deciso di edificare la nuova Roma, con buona pace dei colleghi Julio Sergio e Lobont. Il ritorno a un passato decisamente più glorioso, dopo tre mesi da separato in casa, ha riguardato anche Pizarro. Non è una casualità: se n'è andato Ranieri, è tornato il Peq. Il talismano dell'Aeroplanino: tre volte titolare su tre, Roma sempre vincente con il cileno in campo (col Parma ha lasciato il campo con la squadra in vantaggio 2-0). Il rigore da tre punti a Lecce rappresenta per Pizarro il lieto fine per mettersi alle spalle la degradazione a panchinaro, i conseguenti dissapori e litigi, le tre settimane in Cile, i rifiuti di tornare in campo, le accuse di essersi tirato indietro e di non guardare Ranieri negli occhi. Tutte cose che riguardano il passato perché il presente dice che il Peq, ritornato con il 4-2-3-1 compatibile con De Rossi, è nuovamente indispensabile. Un po' come Vucinic, il terzo dei rinati dopo il cambio di gestione. Anche per il montenegrino la musica è cambiata: a gennaio litigò con Ranieri e chiese senza neanche troppi giri di parole di essere ceduto, ora è uno dei «fedelissimi» di Montella. Sempre titolare, rimotivato, ristimolato e finalmente, per la nona volta in stagione, tornato a bersaglio nella «sua» Lecce. Come diceva Massimo Troisi, sempre meglio ricominciare da tre che da zero.

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