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Una sfida globale

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Zarate della Lazio e Pastore del Palermo

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C'è la Champions di mezzo, e allora tutto il resto passa in secondo piano. Ma Lazio-Palermo non sarebbe una sfida banale neanche se si trattasse di un'amichevole. Dici Lazio e pensi a Lotito, dici Palermo e non può non venirti in mente Zamparini. Il primo è entrato nel mondo del calcio solo nel 2004 ma lo ha fatto con la stessa forza di un uragano. Lo hanno chiamato il «moralizzatore», lui si vanta di aver anticipato alcuni temi poi diventati cruciali nelle riunioni di Lega. Perlomeno non passa per un «mangiallenatori». Ne ha cacciati due in sette anni (Caso e Ballardini), solo un dilettante rispetto a Zamparini, che di tecnici ne ha cambiati addirittura 34. L'ultimo dei quali proprio la settimana scorsa, quel Delio Rossi che invece aveva convissuto con Lotito, tra alti e bassi, per ben quattro anni. Ovvio che tra due esternatori del genere i rapporti non possano essere idilliaci. Volendo limitarsi agli ultimi screzi, nello scorso mercato invernale il pomo della discordia è stato la trattativa per Hernanes.   «Qualcuno si è messo di mezzo per far alzare il prezzo», ha accusato il presidente biancoceleste. «Lotito crede che il mercato sia solo suo», ha risposto Zamparini. La gara d'andata, poi, è stata preceduta dalle frecciatine del patron rosanero all'allora capolista: «La Lazio? Solo fortunata. Finirà il campionato sicuramente dietro noi». Poi i biancocelesti hanno vinto e, tuttora, sono ben 8 punti avanti ai rosanero. Ma Zamparini non demorde: «Speriamo da oggi in poi di avere la loro stessa fortuna», ha detto presentando Cosmi. Per fortuna i rapporti tra i due tecnici, entrambi abituati a girare a lungo per le squadre di provincia in attesa della grande occasione, non sono così burrascosi. Reja è anche un ex, visto che a Palermo ha passato ben 5 anni, probabilmente i migliori della sua carriera da calciatore. Difficile, invece, immaginarsi un'accoglienza dolce dei tifosi laziali per Serse Cosmi, romanista doc e resosi protagonista di un «Forza Roma» urlato all'Olimpico biancoceleste quando allenava il Perugia. La curva Nord avrebbe preferito riabbracciare Delio Rossi, Serse avrebbe invece gradito un battesimo meno di fuoco. Infine ci sono i calciatori, e qui la vera sfida è tra chi possa schierare maggior talento. I piatti forti sono Zarate da una parte, Pastore dall'altra. Tutti e due argentini, «mezze punte», il primo più «vecchio» di un paio d'anni. Negli ultimi tempi, però, entrambi hanno regalato poche perle, condividendo l'accusa di giocare più per se stessi che per la squadra. Di Zarate il tifoso laziale ormai sa tutto, conosce le sue capacità ma anche le sue bizze, le luci e le ombre. Per Pastore questo campionato non può certo definirsi negativo, eppure anche «El Flaco» da qualche settimana stenta.   Il suo periodo di flessione coincide con quello di una squadra che sembra aver smesso di divertirsi. Zamparini, che per cederlo chiede 60 milioni di euro, spera che la sua stella ritorni a brillare. Quello che si augura anche Lotito per Zarate. Dai loro piedi, in fondo, passa non solo una valutazione economica da rinforzare, ma anche una cosetta che si chiama Champions League.

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