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Ma allora non ci sono solo i Sensi

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Einvece no cari signori, fatti i dovuti ringraziamenti ai Sensi per quanto fatto in questi 17 anni alla guida, la Roma è un piatto che fa gola a molti e forse proprio per questo da sempre, ma soprattutto negli ultimi tempi, ci si era prodigati (con tutti i mezzi) per allontanare gli «spettri» di nuovi acquirenti. «Ti pare che viene a Roma uno straniero pieno di soldi per fare il bene della società? Macché, teniamoci stretti i Sensi, ci sono solo loro» è stato il leit motive degli ultimi anni, rinfrancato dalle fughe a gambe levate (e adesso ci sarebbe da capire perché) di tutti quegli interlocutori, russi, americani, arabi che nel corso degli anni hanno provato a mettere un piede all'interno del fortino di Trigoria. Motivetto intensificato negli ultimi tempi a suon di comunicati (anche by carta stampata) mai ufficiali, sempre con un unico intento: tener lontani gli intrusi (stiano sereni i capaci, il problema semmai sarà solo per i mediocri). Ma ora c'è una banca di mezzo, di quelle con la «B» maiuscola che ha capito quanto sia importante e allo stesso tempo delicata l'operazione Roma: una cosa che Unicredit non può permettersi di sbagliare, per mille motivi. Economici innanzitutto, ma anche di prestigio, dal momento in cui si è legata indissolubilmente al futuro della Roma.E poco importa a questo punto se i futuri proprietari del club saranno quegli americani al momento dati in vantaggio, arabi, francesi o magari italiani: una soluzione che per certi versi può sembrare la più naturale. Poco importa dunque, perchè è tempo di aprire la mente e assieme il mercato mai come adesso globalizzato. Se gli investimenti stranieri hanno rimesso in piedi una Premier in crisi, storica patria del calcio, perché non posso entrare nel nostro mercato? È il momento di spalancare la porta al futuro senza guardare al passaporto, il tempo dei bluff ormai e scaduto... spiacenti!

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