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Il successo non spazza le tensioni

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Dovevaessere la vittoria scacciacrisi, quella che avrebbe spazzato via le tossine di Marassi e con loro tutti i veleni piombati nuovamente su Trigoria: o meglio riemersi da vecchi scaffali riposti nei meandri del Fulvio Bernardini. E invece alla Roma non è servito nemmeno sfatare il tabù Cesena, vincere la seconda gara in trasferta della stagione e restare incollati al treno di testa per tornare a sorridere. Così, mentre i quattromila tifosi tornano da Cesena felici come bambini per il successo e i tre punti che fanno benissimo alla classifica giallorossa, nell'aereo che riporta la squadra a casa tira ancora una brutta aria. Il litigio di Vucinic con Ranieri di venerdì scorso, è macerato con il cambio del montenegrino uscito furibondo per lasciare il campo a un Adriano «quadrato». Un segnale per niente bello in vista del derby di mercoledì che vedrà proprio Vucinic nell'attacco titolare, causa squalifica di Totti e che rimanderà solo di un giorno, la prossima «scelta «difficile» di Ranieri: da qui in avanti ogni gara rischia di diventare un problema. Già, perché l'altro «caso» di Cesena è Borriello che non ha preso bene l'esclusione e quel «in caso di altra panchina la prenderò come una bocciatura» sparato a caldo nell'immediato dopo-gara, assomiglia tanto a un avvertimento. Un segnale che Ranieri non può e non deve trascurare perché senza il contributo dell'attaccante partenopeo la classifica della Roma adesso probabilmente sarebbe un'altra. Eppoi, una cosa è Totti, un'altra Adriano: se Pellegrino non avesse deciso di suicidarsi in quel modo cosa si sarebbe detto del gol clamoroso sbagliato dal brasiliano nel rimpallo precedente? Insomma a Ranieri, che comunque continua ad azzeccare i cambi (mentre in riaffiorano le storie sul suo «satellite»), non gliene va bene una. Sì, vince una partita delicatissima, ma sa bene come per lui oggi inizierà un'altra settimana pensate all'interno delle mura di Trigoria. Ad aiutarlo probabilmente la tensione che l'imminenza di un derby trasmette alla squadra e alla città intera, ma a Cesena si è capito come i problemi all'interno dello spogliatoio siano tutt'altro che risolti. Mai come ora serve unità d'intenti e una volontà di lavorare assieme: dirigenti, tecnico, staff e giocatori, per l'unico bene comune che non è il potere, i soldi, una maglia da titolare o un futuro garantito: ma solo la Roma. Basterà?

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