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Roba da matti

Delusione Zarate

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E venne il giorno della follia. Ne fosse stato testimone, il buon Erasmo avrebbe spedito da Rotterdam un messaggio di elogio incondizionato. Sui titoli di coda delle partite, molti si sarebbero aspettati di vedere comparire la scritta «Siete su Scherzi a parte». Anche se il tifo predilige i toni del dramma, lo spettacolo del pomeriggio ha avuto i connotati del cabaret, qualcuno ha apprezzato le ricorrenti gag, altri le hanno stramaledette, a cominciare dalla Capitale sull'orizzonte calcistico della quale si sono addensate nuvole nerissime, fino all'irrompere della furia temporalesca. Al calar del sipario, in serata, sulle comiche alle quali ha dato apprezzabile contributo la difesa della Juventus, risate soltanto per i napoletani, ora solitari al secondo posto. Già l'ora dell'aperitivo aveva tolto qualsiasi voglia di sedersi a tavola al popolo romanista: prima illuso, poi perfino esaltato, infine esterrefatto e avvilito dai suoi, d'improvviso assaliti dalla sindrome dei lemming, gli esotici roditori votati, in massa, al suicidio tra le onde. Juan è stato, nei tanti anni della sua milizia in giallorosso, il più affidabile dei baluardi difensivi, al passivo non uno solo di quegli svarioni che regalano ai firmatari indesiderata celebrità e irridenti copertine televisive. Anche a lui, il più insospettabile, è partita la brocca, due preziosi assist a rovescio, un rigore, un'inferiorità numerica e un gol: nonostante il proverbiale braccino corto dei genovesi, facile che Garrone abbia pensato a una sostanziosa gratifica per il brasiliano, che in pochi minuti si è giocato il bonus di castronerie per un quinquennio. E dunque ancora una volta la maledizione della Samp: qualche mese fa il raid all'Olimpico aveva dirottato a Milano uno scudetto che la Roma si sentiva in pugno, ieri il brusco stop imposto a frenare la rincorsa verso le posizioni più ambiziose. Stavolta Ranieri non merita censure feroci: anche se le scelte, compresi quei minuti finali offerti al capitano, confermano come ormai, agli occhi del tecnico, Totti non sarà più una prima scelta. Borriello inamovibile, ma soprattutto le giocate da fuoriclasse di Vucinic, lasciano intuire come Totti debba contendere una maglia a Menez, per un ruolo da rifinitore con scarse possibilità di fare gol. A proposito di ricorsi storici, gli sfottò che da anni perseguitavano i romanisti quando si parlava del Lecce si ritorcono contro i laziali, impensabile che si lasciassero sfuggire un'occasione d'oro per vedere più da vicino la coda della volpe milanista in fuga, invece ci sono riusciti. Supponenza, complesso di superiorità, deconcentrazione totale, hanno portato al copione della sfida romana gli accenti della farsa. Con tanti ringraziamenti da parte dei leccesi, ossigeno per loro i tre punti che per ora lo sottraggono alla zona rossa. Resi più acerbi, i rimorsi laziali, dalla delirante vicenda agonistica di San Siro, otto gol, ma soprattutto un'infinita altalena di palpiti. La capolista ha visto le streghe, la sua labile difesa orfana di Nesta ha esaltato gli estri di Sanchez, Di Natale e perfino Denis. Quando ha rimontato un doppio svantaggio, il Milan è stato ancora colpito, a una manciata di secondi dalla fine. Ma non affondato, perché Ibra ha siglato sulla sirena il pari definitivo, lo ha mandato il gol Cassano che già aveva servito un assist a Pato. Tre, nelle due brevi parentesi da protagonista, le invenzioni di Fantantonio per altrettante reti. Primato salvo, pericolo Lazio per ora allontanato, però è tornata l'Inter, due vittorie in quattro giorni, soffre a Catania ma Cambiasso è l'uomo della provvidenza per Leonardo. con due partite da recuperare l'Inter potrebbe portarsi a cinque punti dal Milan. Le valanghe di gol prodotte dal pomeriggio delle follie chiamano in causa soprattutto le vacanze mentali dei difensori, anche se è giusto celebrare qualche perla autentica, su tutte quella di Mirko Vucinic a Genova, purtroppo inutile.

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