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Le tinte forti del calcio-show

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Lalettura delle cronache relative alla sedicesima giornata ci conferma in modo clamoroso che nel calcio-spettacolo venuto di moda dopo l'arrivo di Helenio Herrera all'Inter (ma non fu colpa sua, anzi), le tinte sono sempre un po' forzate, le polemiche sempre un po' clamorose, nel bene come nel male. Mancano ancora tre turni alla girata della boa, cioè all'avvento del girone di ritorno, e già i presidenti di società licenziano gli allenatori che hanno perduto tre partite di seguito e i giornali inneggiano alla conquista dello scudetto di un tecnico che ha vinti due. Non parliamo degli errori arbitrali che vengono denunciati sempre come il frutto di una bieca congiura dell'ex-uomo in nero,che adesso veste inutilmente a colori per farsi detestare di meno. In questo clima febbrile, non suscita stupore la malinconia in cui si lasciano sprofondare giocatori famosi e adorati dalla folla nel momento in cui cominciano ad avvertire il peso degli anni o semplicemente una certa stanchezza le inumane fatiche imposta da un calendario demenziale. Il geniale Buffon, considerato fino a pochi mesi fa il più grande portiere del mondo, azzoppato da un lungo infortunio, è già dato per finito in favore di Storari, che però, appena sbagliato un intervento (come domenica contro la Lazio), cade in disgrazia. Stessa sorte mediatica,come si dice, capita ad altri popolarissimi campioni come Totti, Adriano, Ronaldinho, magari per un «rigore» fuori bersaglio. Non c'è il tempo di ragionare e così si litiga per un nonnulla come è capitato l'altro ieri in piena trasmissione Sky tra Mauro e Ranieri, che ha abbandonato addittura lo studio, si rinvii, all'anno santo riforme che sarebbero indispensabili ed urgentissime, come nel caso del Bologna, della Roma e, in serie C-2, della Pro Patria e del Cantanzaro, i cui giocatori privi di certezza si sono seduti in mezzo al campo in segno di protesta. Che, purtroppo, è lo sport più praticato, di questi tempi, da studenti e operai, impiegati e ricercatori scientifici, sconvolti da ben altre preoccupazioni che non siano un rigorre sbagliato o la cantonata di un guardialinee. Per fortuna, questo fine settimana il campionato si ferma e le feste di Natale e Capodanno, portano un pò di allegria, speriamo anche di riflessione. Questo calcio-spettacolo teletrasmesso in diretta e con la lente di ingrandimento è un gioiello di luminosa bellezza ma andrebbe regolato meglio. Giorni fa, si è letta una clamorosa intervista concessa dal presidente del Napoli nella quale era illustrato un progetto di riforma fin troppo innovatore, giacchè De Laurentis non solo auspicava una riduzione del numero di club ammessi a disputare il massimo campionato (che sarebbe un rimedio da adottare con la massima urgenza), ma addirittura una rinuncia a quel prezioso meccanismo di promozione-restrocessione. In realtà il meccanismo è irrinunciabile se non si vuole destinare il calcio-spettacolo alla stessa fine dell'ippica e del pugilato; che, per eccesso di professionismo, sono stati sottratti alla passione delle grandi folle. Il raccordo tra la serie d'onore, nazionale o continentale e le serie inferiori è indispensabile per garantire un circuito costante di interesse, di passione, di speranze popolari di pene al percorso entusiasmante di una Juventus o di un Napoli che, condannate ad espiare peccati finanziari o regolamentari, sono tornati festosamente ai massimi livelli della serie d'onore.

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