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Coppia d'assi

Lazio

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Il calcio è bello perché non è una scienza esatta. Dopo i pareggi con Parma e Catania nella Lazio era scoppiata l'emergenza attacco. Esame fondamentale era la sfida contro l'Inter, con i nerazzurri che condividevano proprio con la squadra di Reja il titolo di difesa meno battuta del campionato. Risultato? Tre gol con la firma di ogni reparto (il difensore Biava, il centrocampista Hernanes e l'attaccante Zarate) più una serie di occasioni fallite da un soffio. Il segreto della svolta si nasconde negli scarpini di due sudamericani portati a Formello con 35 milioni di euro, in barba per una volta alla famosa austerity lotitiana.   I loro nomi sono Mauro Matias Zarate e Anderson Hernanes de Carvalho Andrade Lima. Contro l'Inter hanno ribadito che avere in campo due fuoriclasse in stato di grazia nel 99% dei casi fa vincere le partite. E questo al di là di qualsiasi alchimia tattica. Per settimane si è discusso della posizione che i due assi avrebbero dovuto ricoprire. Contro l'Inter sia Zarate - tornato sulla fascia e più lontano dalla porta - che Hernanes - risistemato dietro le punte dopo alcune domeniche a destra - hanno dimostrato che i veri campioni, quando sono in giornata, possono essere determinanti in qualsiasi parte del campo. Era il 22 agosto quando Hernanes fu presentato all'Olimpico. Al centro del campo il brasiliano venne raggiunto da una macchinetta - di quelle usate per portare fuori gli infortunati dal campo - sulla quale c'era proprio Mauro Zarate. Un modo per far sentire l'argentino ancora importante, dopo una stagione in cui le ombre erano state più delle luci.   Di base c'era il sogno di averli insieme al massimo della forma, mescolare il loro talento e vedere cosa sarebbe successo. La prima risposta completa si è avuta contro i campioni d'Italia dell'Inter. E non tanto perché per la prima volta Hernanes e Zarate sono andati a segno nella stessa partita. Accantonata per 90 minuti la comune tendenza a «innamorarsi» del pallone, i due si sono cercati come mai successo in precedenza. Il risultato è stata una mole di gioco enorme e imprevedibile, con l'Inter del «triplete» - o quel che ne resta - che sul 2-0 è sembrata per almeno un quarto d'ora un pugile suonato incapace di reagire. Un'intesa che va oltre le cifre finora raccolte dai due: 7 gol e 5 assist. Il merito della contemporanea esplosione è in gran parte di Reja. Con Hernanes il tecnico non ha mai avuto frizioni, lo ha schierato fin dall'inizio tra i titolari per favorirne l'inserimento nel calcio italiano e ne ha incoraggiato, nelle ultime settimane, le conclusione dalla distanza. Ricambiato con due gol nelle ultime due partite: gli unici da fuori area dei biancocelesti. Con Zarate, invece, il rapporto non è stato, non è e probabilmente non sarà mai semplice. Lo si è visto anche domenica, con Maurito perplesso quando il tecnico ha deciso di sostituirlo. Ma, al di là del rapporto personale, Zarate è stato schierato titolare in 12 partite su 15. Spesso rimbrottato in pubblico, quasi sempre sostituito, stimolato con frecciatine («prima non mi aveva mai fatto vincere una partita» dopo la prestazione straordinaria contro il Napoli), comunque mai trattato come uno qualsiasi. Perché Maurito non è uno qualsiasi. Da alcune giornate sta alzando il suo rendimento, recuperando anche costanza e buonumore. In tre mesi di ha realizzato tre gol, quanto quelli dell'intero scorso campionato. L'impressione è che Hernanes e Zarate, seppur vicini al picco della forma, il meglio non lo abbiano ancora fatto vedere. Con due giocatori così, sempre più affiatati e decisivi, più il sorprendente Floccari, Lotito può davvero vantarsi di avere «un attacco che non teme confronti con nessuno».

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