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Fuori di testa

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Una giornata di ordinaria follia. Ieri in via Allegri i calciatori italiani hanno mostrato quanto siano fuori dal mondo, dal contesto in cui vivono: fuori di testa. Mentre il resto del mondo è ribaltato da una crisi planetaria che non ha risparmiato nessuno e costretto anche quelle che una volta erano le «potenze economiche» a fare i conti con un portafogli sempre più sgonfio, i paperoni del calcio rompono la trattativa sul rinnovo del contratto con la Lega per questioni oggettivamente marginali. Al centro del dissidio tra Lega calcio ed Assocalciatori, che ha portato alla proclamazione dello sciopero dell'11 e 12 dicembre (16ª giornata di campionato) c'è il rinnovo collettivo nazionale di categoria. La Lega di Serie A ha proposto una bozza di riforma articolata in otto punti. L'Aic si è detta pronta a discutere su sei di essi, altri li ha respinti. In particolare la rottura totale c'è stata sul settimo punto, quello dei cosiddetti fuori rosa. In realtà la trattativa ieri non c'è mai stata perché l'Aic non si è messa nemmeno seduta discutere. Sorvolando sulla scelta di Campana di non presentarsi in Figc dove Abete aveva «prestato» un campo neutro alla trattativa (al suo posto il vice Grosso), resta inspiegabile secondo la Lega posizione dei calciatori sulle questioni relative ai «fuori rosa» (che La lega però non ha mai chiamato così) e sui «trasferimenti coatti»: altro non sono che cessioni «gratis» a squadre di pari livello e pari stipendio. Sarebbe come dire a un lavoratore che invece di essere licenziato in tronco, lo si trasferisce a un'azienda di pari livello e stesso stipendio: probabilmente un operaio Fiat di Pomigliano D'Arco (che guadagna poco oltre i mille euro al mese) avrebbe firmato col sangue. Invece i calciatori sono andati alla rottura che mai come ora sembra insanabile, con i presidenti di A e B allo studio di una strategia per rientrare dei soldi che il «danno» dello scioperò creerà. Ma soldi a parte, lo scontro è ormai su questioni di principio e lo sciopero indetto dalla Aic rischia di essere a oltranza, perché la domanda è lecita: dopo il weekend dell'11 e 12 dicembre a sciopero fatto cosa accadrà? Chi farà il primo passo indietro rischia di mostrare debolezza: bruttissima situazione per l'intero sistema calcio che potrebbe davvero essere arrivato al collasso. Al momento tutti restano sulle proprie posizioni. da una parte i calciatori con l'Aic che giustifica i suoi passi: «L'azione di protesta nasce dal rifiuto della Lega di accettare l'impostazione dell'Aic» recita una nota a fine giornata. Cosa confermata dall'ex laziale Oddo ed ex portavoce dei calciatori. «Se l'associazione italiana calciatori ha dichiarato lo sciopero - ha detto - vuol dire che questa volta sarà inevitabile visto che c'è stato già un primo appello a cui non è stata data risposta. Sono un calciatore e mi associo ai miei compagni. Siamo pronti a fermare il campionato». Così come ex illustri del nostro sport nazionale. «L'Assocalciatori ha pazientato finché ha potuto... evidentemente non c'erano più margini di trattativa» commenta Sandro Mazzola, che con Gianni Rivera e Giacomo Bulgarelli fu cofondatore dell'Aic. Diametralmente opposto il parere della Lega con un Beretta esterrefatto. «È una giornata senza precedenti - ha detto il numero uno della Lega di serie A - lo sciopero è una decisione irresponsabile e senza ragioni. Stiamo assistendo ad un pericoloso gioco al massacro. Sono stupefatto dalla decisione dell'Aic di alzarsi dal tavolo mentre il presidente della federcalcio Giancarlo Abete stava illustrando la bozza di sintesi preparata dalla Figc». Una decisione, questa, che fa infuriare il presidente del Coni, Gianni Petrucci: «Lo sciopero proclamato dall'Aic è un atto intimidatorio, prepotente e arrogante. Chi mostra i muscoli spesso denota debolezza. Quanto annunciato dall'Aic rappresenta la manifestazione di un'assoluta lontananza dall'attuale momento del Paese e una scarsa attenzione per le sorti del calcio italiano». Nessuna dichiarazione da parte del presidente della Figc, Giancarlo Abete. Il numero 1 del calcio italiano non prende posizione in attesa dell'incontro di oggi quando Figc, Lega di serie A e Aic risponderanno alla convocazione dell'Alta Corte di Giustizia, presieduta dal dottor Riccardo Chieppa. L'appuntamento è per oggi alle ore 17, presso la Sala Giunta del Foro Italico e sarà un altro round senza esclusioni di colpi... ammesso che l'Aic si presenti. E non è detto!  

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