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L'Italrugby si è svegliata

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AlessandroFusco Finalmente la vittoria. Dopo una serie di sconfitte che non si possono più definire onorevoli, l'Italia batte 24-16 le Isole Fiji con un secondo tempo di felicissima sintesi tra testa e cuore. Particolare da sottolineare: Fiji occupa il posto numero 10 del ranking mondiale, l'Italrugby il 12. Dunque, e il campo lo ha dimostrato, nulla vi era di scontato alla vigilia, anzi. Gli omoni isolani venivano dall'impresa di Cardiff dove avevano messo alla frusta il Galles salvato solo dalla grazia dell'arbitro. A Modena Koyamaibole e compagni partono con il medesimo piglio e nella prima mezz'ora per gli Azzurri sono dolori. I guerrieri del Pacifico mostrano tutta la loro superiorità nell'uno contro uno e quando hanno il pallone è difficile fermarli. Già al 9' sono in meta (trasformata da Bai) con il tallonatore Talemaitoga. L'Italia sbanda, soffre e quando ha il possesso cerca un gioco troppo strutturato che mal si adatta alle sue caratteristiche. Solo mischia e touche tengono vive le speranze azzurre che prendono forma con due punizioni di Mirco Bergamasco al 13' e al 20', 6-7. Bai risponde dalla piazzola ricacciandoci indietro 6-13. A questo punto l'inerzia del match comincia a girare dalla parte italiana, grazie alla lucidità nelle scelte e all'adattamento del piano di gioco che fruttano un'altra punizione di Bergamirco al 36'. Gori - ancora ottimo - e Orquera finalmente dichiarano guerra ai voli pindarici e tengono il pallone nella cassaforte degli avanti per poi usare i calci tattici, sconosciuti ai figiani. Loro continuano a caricare a testa bassa creando problemi enormi nei raggruppamenti agli italiani, spesso costretti al fallo. Ne fa le spese Castrogiovanni che prende un giallo al 40' oltre alla punzione che Bai trasforma per il 9-16 all'intervallo. Nel secondo tempo un'Italia da favola detta legge in mischia chiusa e in rimessa laterale (ben sette rubate su otto) e difende selvaggiamente nascondendo l'ovale ai figiani che perdono il filo, incalzati da placcaggi devastanti. Dellapè, un guerriero troppo a lungo dimenticato, spalma una mano di cemento sulle mura del fortino azzurro imitato da Barbieri, Masi e Geldenhuys, Parisse regala sostanza e Sgarbi è splendido nel verticalizzare il gioco. La superiorità frutta altri cinque calci di Mirco Bergamasco (8/8 al termine, record mondiale eguagliato) per il 24-16 finale. Il momento più bello al 65' quando l'Italia si piazza nei 22 metri figiani per 4'. Dieci fasi, cambi di fronte, assalti all'arma bianca che entusiasmano il pubblico. La meta non arriva ma il messaggio è chiaro: ci siamo anche noi.

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