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La gioia di papà Vucinic

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Unasettimana da sogno, iniziata lunedì con la nascita di Aleksandar e terminata domenica con il rigore della sicurezza trasformato sotto la Sud. Mirko Vucinic, al quarto centro nella stracittadina e al settimo contro la Lazio, non poteva chiedere di meglio. La dedica, con tanto di maglietta, è scontata. «È per mio figlio. Dovevamo vincere e l'abbiamo fatto, il resto non conta». Neanche le proteste laziali: «Come diceva Boskov, rigore è quando arbitro fischia». Il futuro, dopo un pomeriggio così, ha tutta un'altra prospettiva. "Questa vittoria ci darà una spinta enorme, l'importante è non pensare più allo scorso campionato». Il primo derby di Roma, soprattutto se corredato da un gol, non si scorda mai. Marco Borriello conferma e ringrazia la dea bendata sul rigore che ha dato il via alle danze di gioia giallorosse: «Ho sbagliato a calciare, l'ho tirato troppo centrale, ma la fortuna mi ha aiutato. Sono felicissimo, ho provato un'emozione indescrivibile già dal riscaldamento. Vincere, poi, è stato bellissimo. L'ho sempre detto che la Roma vale come Inter, Juve e Milan e che se non arriviamo fra le prime due è solo per colpa nostra». L'eroe a sorpresa del derby, Leandro Greco, per una volta è romano e romanista. «Ancora non ho capito se ero in fuorigioco sul gol che mi è stato annullato - confessa il centrocampista cresciuto e allevato nel vivaio di Trigoria - ma sono contento lo stesso. Ho lavorato tanto per farmi trovare pronto». Una giornata così può far dimenticare tutto. Prendete Fabio Simplicio, finalmente ritornato ad essere un elemento prezioso. «Ho aspettato questo momento da quattro mesi e adesso me lo godo». Forse il ragionamento di Simone Perrotta spiega meglio di qualsiasi altra teoria perché la Roma ha vinto il derby. «Abbiamo preparato la partita tranquilli e consapevoli di essere molto più forti della Lazio. I fatti, alla fine, ci hanno dato ragione. Siamo stati stati bravi a tenere palla riuscendo a colpire al momento giusto». Impossibile dargli torto.

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