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Ormai Olimpia è il talismano di Zarate & Co.

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Finì1-1, non il massimo della vita ma neppure l'abituale patatrac delle sfide coi rossoneri, e d'altronde quella sera Olimpia, ancora un po' spaesata, non completò tutti e tre i giri magici, fermandosi a due e mezzo. Ma da allora in poi ragazzi!, c'è da stropicciarsi gli occhi. Non per il gioco, a essere sinceri, ma perché – per la prima volta da epoca immemorabile - la Lazio ha cominciato ad avere un po' di quella fortuna che dal 1927 sembrava patrimonio esclusivo dei nostri cugini giallorossi, storici cocchi non soltanto della dea bendata ma anche di tutti gli strumenti di cui essa si serve ai propri fini, dai pali agli arbitri. Lo so che parlare apertamente di certe cose può portare sfiga. Lo so bene. Però dopo aver visto quello che è successo a Bari mi sono ormai convinto che gli influssi di Olimpia tutto possono, anche esorcizzare la mancanza di cautela nel discuterne apertamente. Qualcuno di voi ha il benché minimo dubbio che, in epoca ante-aquila, il già di per sé fantasmagorico scrucchio Mauri-Floccari non si sarebbe concluso col pallone beffardamente rimbalzante sulla parte superiore della traversa e poi al di là della rete? O che quello inzuccato da Castillo, una volta colpito il palo e schizzato addosso a Muslera, non sarebbe carambolato nel sacco anziché – "mirabile visu!", pare abbia esclamato Lotito in tribuna – di nuovo sul palo? Insomma, a costo di passare per jettatore, io oso dirlo e ribadirlo: Olimpia porta bene. Non solo alla prima squadra. Pensate al derby Primavera di sabato: quattro pallini quattro alla punta di diamante del cosiddetto miglior vivaio d'Italia, cioè alla Roma di papà De Rossi. E non solo nel calcio: due settimane fa la piccola Lazio rugby, neopromossa nella massima serie, ha battuto nel derby la ricca e favoritissima Roma. Se un pericolo corre, la povera Olimpia, non è dunque tanto quello che i romanisti riescano a coronare il sogno di spararle a pallettoni quanto quello che tutte le 40 e passa sezioni della Polisportiva la chiedano in prestito a Lotito per farla svolazzare su piste e pedane, in palestre e piscine, lungo strade e bacini, finendo per stremarla e risucchiarle via il fluido magico. Mi raccomando, amici laziali, non abusiamo di questo dono che ci viene letteralmente dal cielo. E non confidiamo all'infinito in questo suo potere. Diamole una mano. Magari provando a far giocare Zarate da attaccante invece che da terzino, e più in generale recitando fino in fondo il ruolo da "grande" che il Fato e il balbettio delle mancate protagoniste ci hanno sorprendentemente attribuito. Non sempre ci saranno scrucchi e doppi pali. Prendiamo esempio da Olimpia e cerchiamo di volare non solo più in alto degli altri ma anche con la dovuta maestosità. Una maestosità da Lazio, dico.

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