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Fenomeno Alonso La Ferrari ci crede

Fernando Alonso sul podio

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1700 riflettori per illuminare la notte di Marina Bay, il rosso Ferrari per infiammare il Mondiale. Arrivo in volata e trionfo per Alonso che firma il grande slam: vittoria, pole, giro veloce e 61 giri sempre in testa. «Questa sofferta vittoria vale molto. Ci siamo anche noi per il titolo». È entusiasta il ferrarista che aggiunge: «In fabbrica ci hanno dato il 100% del potenziale, siamo competitivi su tutte le piste. Forza Ferrari!». Bella di notte. Secondo Vettel, terzo Webber. L'australiano è soddisfatto: «Qui non mi sono mai sentito a mio agio. Avrei firmato per essere terzo». È ancora leader in classifica ma con un margine ridotto. Alonso è a -11, ha dimostrato di saper dominare la pressione e ora non sta nella tuta dalla voglia di riportare l'alloro a Maranello. Giù dal podio Button, mentre Massa chiude ottavo grazie a un cambio gomme anticipato al 2° giro e per le penalizzazioni a Sutil, reo di aver tagliato la curva 7 all'inizio, e a Hulkenberg, che ha tagliato anch'egli una curva. Di nuovo zero punti per Hamilton: costretto al secondo ritiro consecutivo, vede allontanarsi il bis iridato: «Lotterò fino alla fine. Nell'incidente con Mark dal mio punto di vista ha sbagliato lui». Una gara difficilissima per la McLaren che decollava sui cordoli impedendo ai driver di aprire il gas e perdendo un secondo e mezzo a tornata. A meno quattro dalla fine il Cavallino corre ovunque: dai circuiti veloci, Monza, a quelli cittadini, Singapore. È vero, è un ottimo segnale. Sempre quattro ruote avanti sulla pista più lunga in calendario e più dura per il fisico, vedi piloti stremati al termine di un weekend tiratissimo compresi gli ultimi metri. Olio in pista, fuoco dalla vettura di Kovalainen che «saggiamente» parcheggia sul rettilineo d'arrivo, bandiere gialle e cinque doppiati. È il successo numero 25 (come Clark e Lauda), quello del principe dell'Asturie, ipotecato con la qualifica di sabato non compromessa al verde. Lo scatto non è stato brillante, ma Alonso si è difeso dall'attacco di Vettel chiudendo la traiettoria. Per la prima volta la pista era completamente asciutta e i primi due hanno staccato gli stessi tempi anche se la F10 senza «F-duct» per garantire maggior carico aerodinamico aveva un vantaggio nel secondo settore. La Red Bull, che probabilmente perderà il campionato per manifesta immaturità, sorprende in positivo quando al 4° giro monta le dure sulla macchina di Webber (in verità la mossa è stata decisa dallo stesso pilota) per sopravanzare Lewis terzo, diventa ingenua con Vettel. Lo richiama ai box nello stesso giro, il 29°, di Alonso. Ma è un errore, nel cambio gomme non c'è partita con gli uomini in rosso! Sarebbe stato meglio accumulare secondi di vantaggio in pista e sperare, Vettel poi ci ha infilato il suo errorino partendo in seconda anziché in prima. Per ben due volte entra anche la safety car: al 3° giro per spostare la monoposto di Liuzzi e al 32°per il crash di Kobayashi e Senna. E proprio dal secondo via libera nasce la collisione tra Webber e Hamilton.   Dopo il «tardivo» cambio gomme (il team non si era accorto che l'australiano stava facendo la corsa sul loro pilota?) l'inglese sa che può approfittare solo di questo momento per tornare terzo, effettua un gran sorpasso e imposta la curva, ma lo spilungone della Red Bull non alza il piede. Risultato: rottura della sospensione posteriore sinistra e ciao ciao Singapore. Webber non fa niente per evitare il contatto, buon per lui che per i commissari sia tutto regolare. Su un tracciato dove è impossibile superare, menzione d'onore per un scatenato Kubica:cinque sorpassi in quattro giri e settimo posto. Prossimo appuntamento, l'alba di Suzuka.

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