Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Viaggio nella crisi giallorossa

Esplora:
Claudio Ranieri

  • a
  • a
  • a

Cronaca di una crisi annunciata. Una crisi che erroneamente viene interpretata come fosse di Ranieri mentre invece è quella di una squadra, di un gruppo, di un club. Ieri il Bologna lo ha confermato. Un «male» contro il quale Ranieri ha provato a lottare in ogni modo chiedendo alla Roma tutto e di più, cercando anche di spostare l'attenzione del mondo dalla squadra. Come in occasione dello sfogo di sabato scorso quando ha provato a dare un'ulteriore spinta emotiva ai suoi: ma poi ha dovuto fare i conti con quello che non ha. Problemi per i quali la partita contro il Bologna è servita, qualora ce ne fosse stato bisogno, da cartina tornasole: la Roma tiene mezz'ora prima di crollare, ha troppi infortunati, sembra vivere una fase di involuzione tattica e di gioco e, dulcis in fundo, fatica a trovare i soliti riferimenti fuori dal campo. Problemi ai quali è difficile, ma non impossibile, trovare una soluzione: bisogna però farlo alla svelta perché già quella di mercoledì a Brescia assomiglia a un'ultima spiaggia: e poi c'è l'Inter. Ma andiamo con ordine.   Il primo problema, ormai evidente, è quello di una condizione fisica molto approssimativa. La Roma gioca da Roma finché le gambe tengono, poi i reparti si scollano e ognuno va per suo conto. Difficile addossare colpe in questo caso, perché i problemi della preparazione sono dovuti al fatto che una parte dei giocatori (molti dei migliori ovviamente) è arrivata in ritardo per i vari impegni delle nazionali legati ai mondiali in Sudafrica. Altri, complice un mercato fatto in extremis, sono arrivati all'ultimo momento e non al top della condizione. A questo va aggiunto un programma di amichevoli che il tecnico non ha gradito granché. Secondo problema è quello legato agli infortuni: dodici finora i giocatori fermati da problemi di varia natura. Qui è più difficile entrare nel merito perché gli infortuni fanno parte del gioco, ma quando il numero cresce a dismisura, in genere, c'è qualcosa che non va. Più di un guaio fisico quest'anno è stato probabilmente valutato non nel modo corretto e la squadra ne ha dovuto subire le conseguenze. Terzo problema quello di ordine tattico, che, inevitabilmente, si intreccia con quello relativo al mercato fatto dal club in estate. Ranieri aveva chiesto alla società la conferma di Burdisso, un vice-Riise e due esterni: sorvolando sulla querelle che ha comunque trattenuto il difensore argentino a Roma, è arrivato Castellini (che peraltro si è infortunato dopo un quarto d'ora scarso), Simplicio, Adriano (scommessa tutta da verificare, altro che «già vinta») e Borriello in extremis (unico «vero» colpo del mercato giallorosso). Ranieri non ha potuto così trasformare la Roma a sua immagine e somiglianza ed è stato costretto ad improvvisare un modulo diverso praticamente a ogni gara: o quasi. Quarto ed ultimo, ma non necessariamente in ordine di importanza, il problema della società. La Roma è un club in vendita e al suo interno in questo momento c'è più di una «visione». Manca la comunione d'intenti e la chiarezza necessaria per trasmettere serenità alla squadra che molto spesso non ha punti di riferimento. E mai come in momenti così bisogna tenere la barra a dritta per evitare naufragi. L'obiettivo comune resta sempre lo stesso: rimettersi in piedi e provare a navigare in acque più tranquille. Questa Roma può farlo.  

Dai blog