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Addio professore

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Laurent Fignon

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Ad appena 50 anni è morto Laurent Fignon, campione francese del ciclismo anni '80. Afflitto da un tumore all'apparato digerente, aveva annunciato la sua malattia a giugno del 2009, chiarendo da subito che le speranze di sopravvivenza erano limitate, e che comunque lui avrebbe affrontato con serenità i tentativi di cura. Così è stato, e in questi mesi Fignon, con grande lucidità, è stato un vero testimonial della lotta contro il cancro, facendosi anche vedere spesso in occasione dei più importanti appuntamenti ciclistici (è stato ospite sia al Giro che al Tour, quest'anno). Purtroppo il parigino non ce l'ha fatta, e oggi lo piangono i tanti appassionati di ciclismo che ne avevano apprezzato le imprese e ammirato il suo essere fuori dagli schemi. Soprannominato «il Professore» per la sua aura intellettuale (e non si trattava solo di semplici occhialini), Fignon esordì nel 1982 tra i professionisti, e già nell'83 (a 23 anni) conquistò il suo primo Tour. Nel 1984 fu sconfitto al Giro d'Italia solo nell'ultima crono da Moser (grazie alle ruote lenticolari usate dal trentino), ma si rifece ampiamente bissando il successo in giallo nell'84. A tratti irresistibile quando era in forma, dopo il suo secondo Tour Laurent visse un quadriennio difficile, tra un problema fisico e l'altro. Pochi lampi tra il 1985 e il 1988: la Freccia Vallone dell'86, la Milano-Sanremo dell'88. Ma fu senz'altro il 1989 l'anno di Fignon. Il Professore si ripetè alla Sanremo e poi, quasi a sorpresa, vinse il Giro d'Italia. Sulle ali dell'entusiasmo, si presentò al Tour come favorito principale, dando vita a un indimenticabile duello con l'americano Greg Lemond. Andato in giallo quest'ultimo dopo la crono di Rennes (quarta tappa), Fignon si installò in testa alla classifica (dopo 5 anni) nella frazione pirenaica di Superbagnères. Ma nella cronoscalata di Orcières-Merlette (14esima tappa) Lemond, che usava un manubrio speciale da triatleta (strumento che in seguito venne vietato, ma che allora permetteva all'americano una posizione aerodinamica vantaggiosissima), si riprese la maglia gialla. I secondi che ballavano dall'una o dall'altra parte erano pochi, e tre giorni dopo, sull'Alpe d'Huez, Fignon, benché stremato, attaccò Lemond e gli tolse ancora il primo posto. All'indomani, addirittura, Laurent rivinse, a Villard-de-Lans, portando a 1' il vantaggio sul rivale; il quale, ancora l'indomani, riconquistò 10" (di abbuono) grazie al successo di Aix-les-Bains. Cinquanta secondi Fignon comunque non pensava di perderli, nella conclusiva crono di Parigi (24 km); e invece Lemond lo beffò amaramente, rifilandogli 58" e scavalcandolo per soli 8", distacco minimo tra primo e secondo nella storia del Tour. Da quello smacco Laurent non si riprese, corse fino al '93 ma con sempre meno stimoli, dopodiché fece il commentatore televisivo e l'organizzatore di corse. Sempre, comunque, gravitando nel ciclismo e rischiarandolo con la sua «lumière». Cosa che, purtroppo, ora il grande Fignon non potrà più fare.

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