Enrico Tonali Fare sport in un monumento nazionale, a Roma si può.
Costruitanel 1958 su progetto degli architetti Biuso, Bonamico e Gigli, con vasca da 25 x 50 m, ospitò alcune partite di pallanuoto e gli allenamenti dei nuotatori, collegata (con Palasport e Velodromo) al Foro Italico da un nuovo asse di scorrimento, la Via Olimpica. Oggi, a mezzo secolo di distanza, è sotto tutela delle Belle Arti. «Il Coni non la mise in naftalina, ma finite le Olimpiadi ci aprì un Centro Giovanile di Addestramento al Canottaggio e alla Canoa, il più importante in Italia», spiega Claudio Schermi, 49 anni, campione tricolore della pagaia che ora, da manager sportivo, gestisce la Piscina «In 25 anni di attività sotto l'egida del Coni, migliaia di ragazzi romani vi hanno imparato a vogare e pagaiare, prima in vasca e poi sul Lago sotto al Palasport». Il Centro ha sfornato azzurri come Antonio Mastrandrea, canoista olimpico a Mosca 1980, e Marco Riccelli, singolista del remo ai Mondiali 1986. Ma anche ospitato gare regionali (nel 1960 si esibì il C2 di Dezi e La Macchia poi argento olimpico a Castel Gandolfo) e nazionali (all'indimenticabile Prosciuttella, patrocinata da «Il Tempo», parteciparono nel 1985 i fratelli Abbagnale). Tornata patrimonio dell'Eur, la Piscina delle Rose è adesso un polo nautico romano di prima grandezza, oltre che ancora Centro di Avviamento allo Sport riconosciuto dal Coni. Tutto l'anno, sul Lago, si tengono corsi di canoa, canottaggio (pure indoor sul remoergometro) e dragon boat, multicolori barche con 20 pagaiatori, timoniere e tamburino marcatempo. «Nella vasca, a 10 corsie, insegniamo nuoto, hydrobike e acquagym. Ma ci sono comodi spazi per il nuoto libero, mentre a terra istruttori qualificati tengono lezioni di ginnastica posturale, allenamento funzionale e persino difesa personale. Il tutto completato da spogliatoi, docce, solarium, centro fitness, lounge bar e ristorante». I prezzi (ad abbonamento) variano secondo le attività scelte, per quelle sportive da un minimo di 82 ad un massimo di 159 euro mensili. «Lo zoccolo duro è rimasto quello voluto dal Coni cinquantanni fa, un centro sportivo dell'acqua» sottolinea Schermi che qui è diventato azzurro di canoa «Abbiamo ampliato il bacino di utenza aggiungendoci servizi diversificati per soddisfare le nuove esigenze degli appassionati di sport, agonisti e non».