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Daniele Palizzotto Il calcio italiano resta nel caos.

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Comesuggerito dall'Alta corte di giustizia sportiva, ieri il presidente della Figc Giancarlo Abete ha ospitato in via Allegri il tentativo di dialogo tra i club di serie A e l'Associazione italiana calciatori. Motivo del dibattere: il rinnovo del contratto collettivo scaduto lo scorso 30 giugno. Nonostante i buoni propositi della vigilia, il confronto non ha prodotto risultati tangibili. «Siamo alle prime battute di una lunga trattativa», ha dichiarato il presidente della Lega Maurizio Beretta. «Stiamo collaborando – ha replicato il vicepresidente dell'Aic Leonardo Grosso – ma su alcuni punti la distanza è grande: ci rivedremo a fine mese per ascoltare le reciproche proposte». Non sarà una mediazione semplice. L'Assocalciatori non vuole rinunciare ai privilegi garantiti dal vecchio contratto. I punti di maggior discordia riguardano le regole sugli ingaggi e sugli allenamenti. Finora la parte variabile dello stipendio dei giocatori non poteva superare il 50 per cento: i club desiderano legare le retribuzioni al rendimento e ai risultati raggiunti, il sindacato naturalmente si oppone. Le società di serie A vogliono poi cancellare il divieto di adottare multe salate (oltre il 30 per cento della mensilità) e decisioni disciplinari dure: «Se un presidente – sostiene la Lega – decide di mettere fuori rosa un calciatore (vedi caso Pandev) deve poterlo fare». I club vorrebbero infine esautorare i collegi arbitrali, mentre il sindacato si batte per lo spostamento delle ferie: «Giochiamo fino al 22 dicembre – dice l'Aic – ma non il giorno della befana». Contrasti di difficile risoluzione. «Ma oggi – ha rimarcato Grosso – dovevamo occuparci dell'emergenza», ossia dei 185 contratti depositati dal 1° luglio. Di questi, 157 sono stati sottoscritti nel rispetto delle vecchie norme, 24 presentano alcune modifiche, 4 sono totalmente liberi (tra cui quello del neo juventino Marco Motta). Tutti validi? «L'Alta corte di giustizia sportiva ha sancito la loro non nullità», ha dichiarato Beretta. «Noi vorremmo analizzarli – ha sottolineato Grosso – per poi inserire un richiamo alle vecchie disposizioni». Come dire: il lavoro comune sarà anche iniziato, ma la soluzione finale è lontana. E le dissonanze interne all'Assocalciatori sul paventato rischio sciopero confondono ancor più le idee: mentre Grosso allontanava la possibilità di una protesta (ritardo o addirittura serrata) in occasione della 1ª giornata, il segretario generale Gianni Grazioli ricordava che lo «stato d'agitazione è ancora in piedi. Questo incontro non cambia nulla». E nulla cambia nel rapporto Lega-Figc. La visita romana del presidente Beretta è durata un solo giorno. Oggi la Lega diserterà ancora una volta il Consiglio Federale. «Abbiamo fatto una scelta e non torniamo indietro – ha spiegato Beretta – finché la Federazione non rivedrà la decisione di ridurre da due a uno il numero degli extracomunitari».

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