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Una grande ammucchiata per il titolo

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Quantoabbiamo visto in tv ha dello stupefacente, perché quel pezzo di carbonio che ha provocato l'ingresso in pista della safety car – così forzato da sembrare ancora una volta "politico", mirante cioè a sparigliare le carte di una corsa che altrimenti sarebbe stata noiosa e senza storia – in circostanze "normali" si sarebbe potuta tradurre addirittura in una doppietta della Ferrari. E invece Webber è riuscito non solo ad annullare lo svantaggio di dover rientrare per ultimo ai box per il cambio gomme ma, dopo, a scavare un secondo abisso fra sé e la Ferrari di Alonso. Il ritiro di Hamilton per la rottura del cambio e l'opaca prestazione di Button, ieri, hanno completamente riaperto la lotta per il titolo, con cinque piloti nell'arco di 20 punti. Alla fine del Campionato mancano ancora sette gare e, come dicevamo, difficilmente la Red Bull potrà nuovamente fare il bello e il cattivo tempo come in Ungheria (non dimentichiamo per esempio che appena una settimana fa ad Hockenheim la Ferrari aveva dato agli angloaustriaci una legnata di quelle memorabili). Per cui, visto che una singola vittoria vale da sola 25 punti, può davvero ancora succedere di tutto. In cotanta incertezza saranno probabilmente i famosi giochi di squadra pseudo-proibiti a risultare decisivi. Per le tre scuderie che aspirano al successo finale è il momento di puntare tutte le proprie fiches su un solo pilota, pena il rischio di disperdere punti preziosissimi. E mentre la Ferrari e la McLaren non avranno davvero dubbi nello scegliere a chi affidare il ruolo di capitano, per la Red Bull l'impossibilità di fare altrettanto potrebbe rivelarsi esiziale. Specie dopo quanto è accaduto ieri, con Vettel che ha perso una vittoria certa per favorire Webber (a termine di regolamento la penalizzazione inflittagli per aver messo troppo spazio fra sé e la vettura del compagno dietro alla safety car è stata ineccepibile, ma il tedesco non aveva certo commesso quell'infrazione di sua iniziativa o per avvantaggiare se stesso: lo aveva fatto per regalare al compagno di squadra quei secondi in più che avrebbero dovuto soltanto agevolarlo a rientrare nel gruppo di testa dopo il pit stop e che invece si sarebbero rivelati decisivi). Fra i due piloti Red Bull ne sono già successe di tutti i colori, quest'anno, e la faccia di Vettel sul podio lascia presagire che siamo ben lungi dall'aver assistito all'ultima puntata di questa schizofrenica saga familiare. È su questo, anche, che contano Ferrari e McLaren.

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