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Spagna campione del Mondo Olanda castigata al 116' minuto

La Spagna alza la Coppa del Mondo al Cielo

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Centosedici minuti. Sono serviti alla Spagna nella finale di Johannesburg per vincere il primo mondiale della sua storia. Vittoria annunciata, come sempre, dall'infallibile polpo Paul: pazzesco. Terza finale mondiale e terza cocente sconfitta per quelli che sono stati definiti i «nipotini» del mitico Cruijff: ko come loro. E meno male che doveva essere la finale del Fair Play. Partita «maschia» come dicono quelli bravi, ma a tutto c'è un limite. All'arbitro Webb sfuggono un paio di falli da rosso diretto: tipo l'entrata con piede sul petto di De Jong su Xabi Alonso. O i ripetuti falli di Van Bommel, fino al rigore negato nei supplementari agli spagnoli: nettissimo. Il fischietto inglese ci mette 108 minuti per espellere Heitinga: fallo da ultimo uomo su Iniesta nel secondo di recupero. Olanda e Spagna se le sono date di santa ragione, ma sempre col sorriso sulle labbra... o quasi. Si chiude così, tanto per fare un esempio, l'episodio che ha fatto scorrere un brivido sulla schiena dei tifosi spagnoli per una «restituzione» di palla da parte degli olandesi che stava per infilarsi nell'angolino alto dei pali difesi da Casillas. Sul corner Van Persie restituisce il pallone al numero uno spagnolo: giusto così, sarebbe stata una gaffe storica in una finale che ha già scritto le nuove pagine del calcio. Mai prima d'ora s'era vista, fuori dal Vecchio Continente, una finale tutta europea. Se n'è sbattuto invece del fair play il tifoso, intrufolatosi tra le pieghe della ferrea sicurezza sudafricana e che ha cercato di impossessarsi della Coppa del Mondo depositata sul piedistallo qualche minuto prima dal nostro Cannavaro. Un gesto che, alla faccia del sorriso a tuttidenti del capitano azzurro, ha riaperto una ferita tutt'altro che chiusa nei cuori dei tifosi italiani. I campioni del mondo non siamo più noi, cosa che non è una notizia, ma vedere Cannavaro che riconsegna la coppa aspettando i nuovi proprietari fa sempre un certo effetto. Come ha fatto impressione pensare ai nostri azzurri sdraiati al mare a smaltire le tossine di un mondiale che per molti ha voluto dire «game over»: almeno per quanto riguarda la maglia azzurra. Fa sorridere l'iniziativa del comico toscano Salvatori che, in onore dell'ormai ex cittì Lippi, ha trasmesso in spiaggia a Viareggio per una platea di pochi eletti (una cinquantina di persone circa), la proiezione della finale di Berlino contro la Francia, mentre gli altri ospiti del «bagno» stavano ovviamente aggrappati allo schermo a vedere la finale: quella vera tra Olanda e Spagna. Per quanto riguarda l'Italia la ricostruzione targata Prandelli è già partita, ma ci vorrà del tempo per tornare a sorridere. O almeno per ritrovare quell'entusiasmo che la nazionale vista in Sudafrica ha pesantemente svalutato. Entusiasmo da vendere, che hanno mostrato invece i ventidue in campo ieri notte a Johannesburg per l'ultimo anno di un mondiale anomalo che ha tagliato fuori subito le prime della passata stagione e poi gradualmente tutte le altre grandi favorite. Più Spagna che Olanda in avvio, con gli orange che sono usciti alla distanza chiudendo in avanti la prima, sterile, frazione di gioco. Doveva essere la saga del gran calcio, è stata una finale piena zeppa di errori: alcuni clamorosi. Da una parte e dall'altra i protagonisti sono stati più i due portieri che non gli attaccanti. Apre la fiera Sergio Ramos, ma non si chiamano fuori Villa, Mathijsen e poi anche Robben lanciato magnificamente a rete da Sneijder. Ecco, il «piccolo» interista, candidato al Pallone d'Oro e tra i magnifici dieci in lizza per vincere il trofeo di miglior giocatore del mondiale, è stato il grande assente di questa finale. Non è riuscito a prender per mano la sua Olanda come fatto in passato, complice forse la pressione di avere tutta la responsabilità sulle spalle. Non è un caso se quando sale il suo rendimento, gli orange si fanno più concreti ed efficaci nella metà campo spagnola. Ma il polpo Paul ha deciso: il mondiale del Sudafrica lo deve vincere la Spagna e così sarà. Ci pensa un altro piccoletto infernale: Iniesta. Palla sul destro al minuto 116 e diagonale imprendibile per il pur ottimo Stekelemburg. La coppa portata da Cannavaro adesso ha un nuovo padrone: la Spagna già campione d'Europa. Giusto così!

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