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Il torneo africano delle stelle cadenti

Mondiali di Calcio Sudafrica 2010, Cristiano Ronaldo in Portogallo Corea del nord

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{{IMG_SX}}Un colosso dai piedi d'argilla: così il padre dell'illuminismo Denis Diderot definì la Russia di Pietro il Grande e di Caterina e così venne ribattezzato Primo Carnera, celebre campione dei pesi massimi negli anni '30. Un'immagine che potrebbe essere la fotografia della fragilità dei campioni - attesi e invocati - che hanno fallito l'appuntamento con la storia in questi Mondiali. Messi doveva essere il nuovo Maradona ma ne è stato una sbiadita controfigura, Ronaldo si rivela una star da poster, Rooney dimostra di essere un goleador solo all'Old Trafford, Kakà trasforma in prosa la poesia del calcio: tutti vanno via a capo chino, in lacrime, il sipario mondiale per loro si chiude malinconicamente. Il talento in fondo non è niente, se mancano testa, pazienza, senso del sacrificio, umiltà: è forse questa la lezione messa a frutto alla perfezione da chi - al contrario della pattuglia delle stelle annunciate - è rimasto serafico e fiducioso, lontano dai riflettori e dalle ribalte. È l'altra faccia del calcio, quella fatta da (pochi) giocatori che - dalla panchina - hanno aspettato e sofferto senza proteste e polemiche, oppure sono stati scartati e incompresi da blasonati club, primo fra tutti Wesley Sneijder rifiutato dal Real Madrid. Il fallimento dell'Argentina ha più di un nome e un cognome oltre quello del Pibe: Leo Messi - considerato dai soloni del pallone - il giocatore più forte del mondo si è dissolto forse sotto il peso dello stress e della pressione e il raffronto con Maradona ormai non regge più. Diego era uomo-partita: da solo trascinava i compagni e vinceva. Nel momento della verità, lui era sempre presente, il campione esplodeva. Il giovane Leo ha tempo per riscattarsi ma il genio di Maradona non è nel suo Dna. L'Italia non dimenticherà facilmente il nome di Robert Vittek, attaccante dell'Ankaragucu (Turchia) che con la Slovacchia ha segnato quattro gol, facendo impallidire il talento di Marek Hamsik, pure lui a casa con scarsa gloria. Ma è Joachim Loew ad aver azzeccato praticamente tutte le mosse: ha fatto sbocciare Oezil, fino a ieri acerbo campione. E ha scommesso sul veterano Miroslav Klose ancora una volta pedina vincente della Nazionale. Stelle in caduta libera, questione di carattere o altri motivi, come l'usura per i troppi impegni con i loro club?

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