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Terrore e pasticci, addio Mondiale

L'auto di Webber impenna, e successivamente carambola in arie e si schianta

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Non è sport, quello che si è visto ieri sul circuito di Valencia. Non è sport una monoposto che decolla a 200 chilometri orari, fa un giro completo in aria, atterra, per sua fortuna, con il fondo dell'auto verso il basso e si schianta contro le barriere sfasciando la macchina. E poco importa che, per un caso fortunato del destino, Webber ne sia uscito incolume. Ma non è sport anche il fatto che gli spettatori di tutto il mondo siano costretti a guardare un Gran Premio completamente falsato da Safety car e commissari di gara, con la consapevolezza di vedere duelli e distacchi che aumentano senza alcun significato, perché di lì a pochi minuti, o magari ore dopo la fine della gara, tutto può essere ribaltato da terzi. Alla fine la vittoria di Vettel davanti alle due McLaren di Hamilton e Button, seppur indirizzando definitivamente il titolo verso una sfida a due, è il dato meno saliente del Gp d'Europa. Quello su cui deve riflettere chi tiene i fili del Circus è il rischio di credibilità che corre la Formula Uno nonostante si sia liberata del «cancro» Max Mosley.   I fatti. Dopo una partenza disastrosa, che l'aveva fatto retrocedere dalla seconda alla nona posizione a vantaggio dei vari Hamilton, Alonso e Massa, la Red Bull di Webber cambia le gomme e si lancia in una disperata rimonta. Al nono giro l'australiano è nella scia della Lotus di Kovalainen. Inspiegabilmente, non rallenta in prossimità di una curva, le monoposto si scontrano ad altissima velocità, le gomme vengono a contatto e funzionano in pratica da catapulta. Il volo e il successivo scontro con le barriere sono spaventosi. Il pilota rimane clamorosamente illeso, capace di scendere dalla monoposto sulle sue gambe. Nel frattempo però esce la Safety Car. In quel momento la gara vede Vettel in testa, tallonato da Hamilton e dalle due Ferrari, con Alonso che gira più veloce di tutti. La macchina di sicurezza spunta alle spalle del battistrada. Hamilton ci pensa su un attimo e poi la supera. I due ferraristi rispettano il regolamento e restano dietro. Col risultato che, nei tre giri «neutralizzati», sono gli ultimi a cambiare le gomme e si ritrovano undicesimo e diciassettesimo, mentre Vettel e Hamilton restano davanti a tutti. A quel punto la Ferrari denuncia l'accaduto ai giudici di gara, tra i quali l'ex pilota Frentzen. Questi, nonostante la chiarezza del replay, impiegano ben 16 giri per comminare un drive through a Hamilton. L'inglese, nel frattempo, complice il ruolo di tappo di Kobayashi, ha già accumulato un vantaggio sufficiente a vanificare la penalità. Passa nei box e rientra sempre al secondo posto, tra i fischi dello stupefatto pubblico spagnolo. Come se non bastasse, i commissari si accorgono dopo un'altra ventina di giri che ci sono nove (!) piloti che non hanno rallentato a sufficienza in regime di Safety car. Basterebbe guardare i tempi sugli schermi, ma viene deciso di aspettare la fine del Gp per ascoltare i protagonisti. In pista, così, smettono di duellare in attesa di sapere cosa accadrà dopo. Tutti, a eccezione di uno straordinario Kobayashi, che dopo aver cambiato per la prima volta le gomme solo a tre giri dalla fine, rientra al nono posto alle spalle di Buemi e Alonso, li supera entrambi e chiude settimo. A tre ore dalla fine del Gp i commissari di gara penalizzano di 5 secondi Button, Barrichello, Hulkenberg, Kubica, Petrov, Sutil, Liuzzi, Buemi e De La Rosa. Alonso guadagna una posizione, è ottavo, ma il misero bottino certifica con ogni probabilità il suo addio ai sogni Mondiali.

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