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Lippi: tutta colpa mia

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Un finale del genere forse non l'avrebbe immaginato neanche nel peggiore degli incubi: mentre scorrono i titoli di coda della sua avventura da ct azzuro, la «sua» Italia campione saluta il Mondiale al primo turno, per la prima volta dopo trentasei anni. Fa quasi tenerezza il Marcello (ex) nazionale, senza il suo proverbiale orgoglio da toscanaccio, nell'avvilimento della sconfitta. Il Lippi che si presenta alla conferenza stampa è un uomo distrutto, provato nell'animo dalla disfatta. Ma non per questo ha paura di affrontare la realtà e di metterci la faccia. «Mi prendo tutte le responsabilità. Mi dispiace da morire per tutti gli sportivi italiani, per la Federazione, per il presidente. Avevo ritenuto che questa squadra potesse fare determinate cose, ma è evidente che non l'ho preparata a dovere. Tutto mi sarei aspettato meno che la squadra si esprimesse in questo modo». Una disamina onesta che brucia di più per la consapevolezza di lasciare con un ricordo negativo. «È triste chiudere la mia esperienza con la Federazione in questa maniera. Faccio gli auguri, il mio in bocca al lupo di cuore al mio successore (Prandelli, ndr). Grazie a tutti per questi quattro anni, in parte fantastici, in parte deludenti». Se il «mea culpa» sgorga quasi spontaneo dalle labbra di Lippi, più complicato è capire le cause del clamoroso fallimento, al di là dell'auto condanna del tecnico viareggino. Allora con la sua solita schiettezza ci pensa Gigi Buffon a spiegare i perché e i percome: «Dal punto di vista fisico non ho visto carenze enormi, ma in un momento in cui ci è mancato un giocatore come Pirlo ci sono mancate le idee in fase propositiva». Anche Rino Gattuso non si tira indietro e riconosce le colpe del gruppo: «È bello che il mister se le prenda tutte: lui ha fatto le scelte. Ma siamo tutti responsabili». Per il milanista l'addio è amaro e non privo di una nota di sarcasmo: «Ci hanno fatto Cavalieri della Repubblica quattro anni fa, ora ci faranno Cavalieri della vergogna». Andrea Pirlo viaggia sulla stessa linea d'onda del compagno: «Abbiamo fatto una figura vergognosa». E se dei due centrocampisti «mondiali» in questa serata fallimentare rimane poco, del simbolo di quello straordinario successo in terra tedesca, Fabio Cannavaro, non resta che un piccolo ma significativo fotogramma: la carezza all'eroe mancato Fabio Quagliarella. «Era un mio sogno», ha affermato l'attaccante napoletano. Eh sì, quant'è lontana Berlino!

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