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Non vi deluderemo

Il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio, Marcello Lippi

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CENTURION - Il giorno dopo di Marcello Lippi è fatto di lapsus e sordi rancori. Il ct dopo una notte insonne causa trasferimento da Città del Capo confonde in conferenza stampa le due Coree e i prossimi avversari degli azzurri: soprattutto non regala una fiammata di quelle che mandavano in bestia i giornalisti nel 2006, ma verso i personaggi che avevano sfiduciato alla vigilia gli azzurri esercita un forcing di disistima ostentata. A pensarci bene, Lippi il giorno dopo è proprio come la sua squadra all'esordio del mondiale: niente guizzi e tanto possesso di palla. A lui però per il momento va bene tutto. «È proprio così - spiega il ct - sono più calmo perchè non mi va più di arrabbiarmi per certe cose. Non ci hanno fatto un traino di fiducia verso il mondiale? E l'Italia che ci ama ha risposto presente lo stesso davanti alla tv. Questa attesa è una cosa bella, la ripagheremo». È «molto soddisfatto dell'impatto con il mondiale». Perchè ha visto una «crescita di condizione fisica e convinzione». Certo, ammette, «C'è ancora qualcosa da migliorare che non dipende solo dal modulo tattico. Da questo punto di vista andremo avanti sui 2-3 modi su cui abbiamo lavorato. Comunque siamo in progresso evidente, il Paraguay ha attraversato la metà campo 4-5 volte in tutto, e perchè l'abbiamo voluto noi. Vi dirò, rischiammo molto, ma molto di più al debutto con il Ghana nel 2006». Sarà, ma allora l'Italia vinse 2-0 e sfiorò qualche altro gol. «Sì - ribatte - ma Buffon fece 4-5 grandi parate». Concede che col Paraguay si è tirato pochino in porta: «Io ho avuto indicazioni chiare, porca miseria, era quello che volevo. Colgo molti lati positivi, tra questi la personalità e la convinzione di alcuni alla prima mondiale. Altri sono stati un pò meno brillanti. Miglioreranno, non ho visto la perfezione nelle altre squadre finora: alla prima partita nessuno ce l'ha». Ma come può migliorare quest'Italia? «Non dipende dal modulo: ci saranno altre gare in cui cominceremo con il 4-4-2 per poi finirle in maniera diversa». Difende Marchisio, pallido centrocampista avanzato: «lo so che non ha le caratteristiche del trequartista di classe come Snejider però ha la capacità pressare, come ha fatto ieri, e ripartire negli spazi come Perrotta». Dell'infortunato Pirlo non vuole parlare, delle squadre migliori viste sinora sì: «Corea del Sud e Giappone». Gilardino non segna da 77 giorni, gli fanno notare. «Per me da 20, da quando abbiamo cominciato il ritiro. Crescerà, come il restante 25 per cento della squadra che deve migliorare. E allora arriveranno i gol. Ricordatevi che al mondiale del 1982 cominciammo con un pareggio e per quattro partite Paolo Rossi non vide palla. Poi fu l'uomo del mundial». Ma chi è il Paolo Rossi di questa squadra. «Onestamente non lo so». Bearzot invece lo sapeva, e su Pablito fu bravo a insistere. Il ct attuale preferisce sorvolare. Assolve i suoi sul gol preso a difesa schierata «Il discorso vale anche per la rete che abbiamo segnato noi, ma se nessuno sbagliasse mai non si farebbe mai gol». Chiude con una mezza ammissione, forse l'unica di un'intera conferenza stampa: «Partenza lenta programmata? No, è una fesseria. Se ieri avessimo dominato al di là di quanto avvenuto non mi sarebbe dispiaciuto. Ma considerando anche che in campo sono andati sette debuttanti al mondiale, vi garantisco che cresceremo». Cosa confermata anche da De Rossi: uno dei fedelissimi di Lippi. «Abbiamo giocato da Italia: tosti, senza concedere nulla. A parte il mio errore», ha detto nella notte di Città del Capo De Rossi. «Nel primo tempo siamo stati un pò sterili sui 30 metri, non eravamo mai brillanti e non mettevamo la palla importante: a questi livelli si paga - la considerazione di De Rossi - ci manca l'ultimo passaggio, la zampata vincente».

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