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Mondiali: Italia senza numeri 10 Gli azzurri ripartono da zero

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L'allenamento degli azzurri

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Una nuova Italia, fatta di vecchi campioni e giovani scommesse. Soprattutto ricostruita da zero, o quasi. Così i 23 di Marcello Lippi si presentano al Mondiale 2010, il primo del continente africano. Per il mondo intero, difendono la Coppa ma senza troppe speranze di riconfermarsi ai vertici. Semmai, la fiducia accordata è tutta in credito al prestigio del suo ct. VECCHIE IDEE NUOVA SQUADRA - Questa volta non c'è una Calciopoli da affrontare e riscattare sul campo, non ci sono però più neanche molti degli eroi di Berlino. L'ultimo dei tagliati è Fabio Grosso, rimasto fuori dal gruppo partito per il Sestriere a preparare il Mondiale in quota: l'uomo del rigore decisivo a Berlino, l'uomo del gol in semifinale con la Germania, l'uomo del rigore con l'Australia poi realizzato da Totti. Lippi lo chiamava l'uomo del destino, ora evidentemente quel destino ha girato le spalle. E il ct che ancora una volta se ne andrà dopo un Mondiale ha deciso di ripartire dalle sue vecchie idee, e guai a parlargli di stile Inter. «Lo facevo quindici anni fa, con la mia Juve di Vialli e Ravanelli», ricorda l'ex allenatore bianconero, quando parla di un'Italia moderna, con una sola punta e nove giocatori dietro a difendere ed attaccare. Chiederà anche lui, come Mourinho ad Etòo, di difendere su chi attacca. Il problema, semmai, è non avere gli Etòo. FORMAZIONE PRIVA DI TALENTI - Mai come questa volta l'Italia è priva di "talenti". Non che manchino i piedi buoni, e il 10 inevitabilmente finirà sulle spalle di Pirlo. Ma la mancanza dei Baggio o dei Totti è anche il segno: una generazione è finita, dopo il Mondiale, con Prandelli, si rifonderà. Per questo Lippi ha disegnato un'Italia nuova, affidando al bay-juventino Marchisio il ruolo di trequartista: non uomo assist, ma centrocampista che si inserisce. Il play, da dietro, lo farà Pirlo. Il manipolo di fedelissimi rimasti al ct, tornato per 'rivivere la magia del Mondialè più che per provare a ripercorrere le orme dell'inimitabile Pozzo, è in tutto composto da nove giocatori. A loro però il ct affida la dorsale della squadra. Anche per questo il mondo che guarda a Brasile, Spagna, Inghilterra, Argentina come favorite per la Coppa che l'Italia rimette in palio ha poca considerazione della nazionale campione in carica. E tanta paura che ancora una volta il pronostico sia smentito. GIRONE SEMPLICE IMPATTO PIU' MORBIDO - Logico dunque rispolverare la vecchia formula: la forza del gruppo. Con Buffon e Cannavaro ancora leader, in campo e fuori; le tante incognite infortuni (per il portiere come per Iaquinta e Camoranesi, uomo chiave); con poche forze fresche (Marchisio, Bonucci e Pazzini le scommesse). Certo, a favorire l'impatto azzurro col Mondiale c'è un gruppo facile: Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda, con tutti i pessimismi del caso, sono avversari facili. E a meno di una nuova "Corea", il vero scoglio l'Italia lo troverà ai quarti, dove Spagna o Brasile si profilano. «Il Mondiale non è un campionato, ma un torneo di un mese - ripete sempre Lippi - Non conta l'età, ma l'esperienza e il grado di forma. E noi ci faremo trovare pronti». Così il resto del mondo aspetta di capire se ancora una volta l'Italia è capace di far cambiare l'idea agli scettici.

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