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Alla fine Mourinho resterà in Italia

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Josè Mourinho ospite di Chiambretti Night

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Sono scandalizzato per quelli che si scandalizzano perché il Mou tratta col Real alla vigilia della mossa decisiva di Champions. Come se non lo conoscessero. Come se le sue italiche stagioni non fossero punteggiate di sparate bambinesche e cialtronerie varie, condimento - in verità - di ottime pietanze servite al Gran Moratti e ai suoi fans. Coppitalia, Scudetto, e adesso, Vamos a Madrid! Dirò - fino alla noia - che Mourinho è il perfetto imitatore di Helenio Herrera quarantacinque anni dopo: mi riferisco peraltro alla straordinaria personalità, al piglio maghesco, alla sua intelligenza mediatica spesso coincidente con la mortificante pochezza di quei cronisti - oggi come ieri - aspiranti al Pulitzer, categoria «interviste in ginocchio». Aggiungerò che nei rari momenti in cui non prepara le battute ma le inventa lipperlì (Ranieri l'ha perfettamente beccato in castagna) è anche divertente, brillante. Conturbante per signore, ho letto. Verrebbe quasi voglia d'averlo a cena. Ma si sa che non si può. Con un autorevole giornalista ha litigato anche sulle cene, senza neanche arrivare al menù. Dunque mi piace, Mou da Setubal, perché grazie a lui c'è qualcosa di nuovo, oggi, nel calcio: anzi, d'antico. Catenaccio compreso. Ma non mi venga a dire - per favore - che gli manca il rispetto di questo Paese in cui egli vive a dispetto del Grande Pagatore e dei lecchini. Che non solo lo rispettano: lo adorano, lo idolatrano, si fanno tappetini ai suoi piedi, pendono dalle sue labbra. E ne raccontano le gesta come se un guerriero ei fosse, lo fanno campione di cultura alla maniera del poeta connazionale Manuel Maria Barbosa du Bocage (1765-1805) spavaldo eroe d'ironia, spirito dissacrante finito ahilui per farsi frate. Basta così. Tanto Mou non lo perderemo. Vincitore o vinto a Madrid, sono ancora dell'idea che i nostri destini si incroceranno. E non dico di me: dico in genere degli irrispettosi italiani che magari dovranno continuare a sorbirselo all'Inter o gli capiterà d'incontrarlo per le vie del mondo. L'Inter che lo paga è sul punto - io credo - di rinverdire i tempi di Helenio Herrera anche sul campo, vincendo la Coppa dei Campioni 45 anni dopo il Mago. È tecnicamente matura, a Stamford Bridge ha trovato e felicemente interpretato - con campioni come Milito, Eto'o e Sneijder - un gioco efficace ispirato al più bel catenaccio ch'io abbia mai visto. Ma non basta: credo che al Bernabeu - nello stadio che potrebbe diventare «su casa» - tenterà qualche altro colpo a sorpresa. E farà bene. Perché Van Gaal vuol dimostrarsi non più brillante, non più intelligente, non più ironico di lui ma solo più esperto: e con il Bayern di tuttatesta Robben c'è poco da scherzare.  

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