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Lazio imbarazzante

Lazio-Inter, striscione della curva Nord (foto Gmt)

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La Lazio s'inchina, l'Inter passa senza soffrire e si riporta in testa. Il campionato lo decideranno le prossime due partite anche se mercoledì c'è la finale di Coppa Italia come antipasto del duello finale tra i nerazzurri e la Roma. Gara senza storia, troppo arrendevole la Lazio che non ha voluto ferire ulteriormente la propria tifoseria dopo una stagione da dimenticare. Molti storceranno la bocca, non è stato un esempio di sportività ma perlomeno non si è cercato di mascherare un verdetto chiaro dopo pochi minuti. Pollice verso il basso ha urlato il colosseo biancoceleste, i gladiatori hanno eseguito e non si sono dannati l'anima per evitare il ko. Del resto di partite così nel campionato italiano se ne sono viste tante anche in queste ultime giornate. Non dovrebbe accadere ma è così, purtroppo. Prima dell'avvio dell'arbitro Bergonzi spazio alle tifoserie gemellate da tanti anni. Così la curva interista (almeno 10.000 i tifosi nerazzurri) inneggia alla Lazio mentre la Nord regala cori per Mourinho e i campioni d'Italia. C'è anche il ricordo per Gabbo assassinato sull'autostrada mentre andava a seguire Inter-Lazio di tre anni fa. E allora tutto lo stadio si unisce nel chiedere giustizia per un ragazzo strappato ai suoi familiari senza motivo. Tant'è, si parte con l'Inter rivoluzionata dal mago portoghese: solo Eto'o in attacco e tanti centrocampisti pronti ad inserirsi per cogliere di sorpresa la difesa biancoceleste. Reja, in tribuna per la squalifica, lascia in panchina Rocchi ma schiera tutti gli altri titolari nonostante il pareggio dell'Atalanta abbia messo quasi del tutto al riparo i biancocelesti dal pericolo retrocessione. Quattro minuti ed è subito Inter: Maicon stacca di testa su angolo, Muslera è pronto alla respinta. Gioco in mano ai nerazzurri, Lazio rintanata nella sua area ed è ancora bravo il portiere di casa a fermare un fendente di Thiago Motta e poco dopo sulla solita punizione di Snejider. Le motivazioni in campo sono troppo diverse e poi il pubblico è schierato. Kolarov ci prova col destro, sfiora il vantaggio al quarto d'ora ma la Nord non gradisce e fischia il terzino serbo. Si va avanti con pochi sussulti, l'Inter spinge, la banda di Reja svolge il compitino. E basta. Snejider ed Eto'o falliscono il gol, Zarate li imita poco dopo. L'argentino rimedia pure un inutile cartellino giallo che gli costerà la squalifica. La partita non esiste, siamo al paradosso con l'intero stadio che spera in un gol dell'Inter. Il primo tempo sta per scivolare via senza reti se non spuntasse la testolina di Samuel: l'argentino stacca imperioso e fa secco Muslera per la gioia di tutti. E dalla curva laziale spunta uno striscione «Oh nooo» fin troppo eloquente per dimostrare che i tifosi biancocelesti non hanno ancora digerito il derby perso due settimane fa e preferiscono non agevolare lo scudetto degli odiati cugini. Si arriva anche all'esagerazione: «Se perdete ve menamo», gridato dalla Nord. La partita è finita semmai sia cominciata. Della ripresa si ricorda lo striscione laziale per Mourinho «Uomo vero in un calcio finto»: il portoghese gradisce e ringrazia i tifosi biancocelesti. Poi solo qualche cambio e il raddoppio di Thiago Motta. Per la Lazio una serata da dimenticare e il pensiero di andare a Livorno a giocarsi il suo campionato. Per l'Inter una serata di festa per prepararsi ai prossimi impegni. Ma lo sport esce sicuramente sconfitto dalla notte dell'Olimpico.  

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