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Immensa Inter

Mourinho

FOTO - Il racconto

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Inter in finale. Dopo quasi quarant'anni, trentotto per la precisione, dopo un'impresa storica, o quasi. Al Camp Nou contro il Barca onnipotente di Guardiola. Dopo un primo tempo da zero tiri, in porta e verso la porta, in tutto. Contro i sette del Barca, dopo quella prodezza di Julio Cesar che vale più di un gol. L'espulsione di Thiago Motta ha peggiorato la situazione per i nerazzurri, e non poco. Ma il gioco offensivo dell'Inter non c'è mai stato, anche nei primi 27 minuti. Più che per i meriti del Barca, a dire il vero più spento anche della versione di San Siro, che già non era la migliore, per l'ispostazione data alla gara da Mourinho: niente Pandev né tridente, Chivu in campo con Eto'o e Milito che più che sacrificarsi sembrano due difensori aggiunti. Soprattutto, ovviamente, dopo l'espulsione del brasiliano. Che ha cambiato la partita solo per quanto riguarda il numero dei giocatori a disposizione di Mourinho. Per il resto l'Inter mantiene le posizioni, e anche gli stessi in campo per oltre un'ora, nonostante debbano coprire un posto in più. Rinunciando completamente alla fase offensiva, anche al contropiede perché da un certo momento in avanti non sale più nessuno, per spendere tutto in copertura. In una gara che, si sapeva, doveva per forza essere di enorme sacrificio. E così è stata. Con Lucio e Samuel a farla da padroni contro i padroni d'Europa e del mondo: i Messi, gli Xavi, i Piqué. E quell'Ibrahimovic che era andato a Barcellona perché all'Inter non aveva occasione di vincere, e invece dà ragione a chi sosteneva, anche in tempi insospettabili, che era proprio lui a frenare le velleità nerazzurre. Almeno quelle continentali. Col suo alter ego, Samuel Eto'o, che per quasi 70 minuti gioca da terzino sinistro puro, con la squadra schiacciata prima nella sua metà campo, poi negli ultimi 30 metri di un campo che è enorme per tutti, ma per una volta è stato troppo stretto proprio per i padroni di casa e del gioco, che però devono arrendersi all'estrema organizzazione di gioco di un Mourinho che dopo la soddisfazione della rivincita su Abramovich e il suo ex Chelsea si toglie l'enorme sfizio di estromettere la squadra più forte del mondo. In un finale di partita incredibile. Nel quale rischia l'impossibile a dieci dalla fine con Bojan di testa imbeccato da una delle poche giocate di Messi. Nel quale trema a sette dalla fine dopo il gol di Piqué, in dribbling su Cordoba e Julio Cesar. Con un gol di Bojan annullato per un fallo di mano di Touré che non c'era. Mourinho con le mani al cielo, indicando il numero uno, al centro del Camp Nou è l'immagine della serata. Forse della sua carriera. Adesso c'è il Bayern in finale, senza Ribery. Prima c'è da decidere un campionato e, ancora prima, da festeggiare un'impresa. Passare col Barca era difficile, quasi impossibile. Con un po' di fortuna, anche qualche imprecisione arbitrale, l'Inter però stavolta lo può dire: ce l'ha fatta.

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