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Daniele Palizzotto Corsi e ricorsi storici.

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Treanni fa Filippo Volandri aveva giocato a Roma il miglior torneo della carriera, battendo Roger Federer e arrivando in semifinale. Ieri, sempre al Foro Italico, il livornese è rinato dopo tre anni di buio, schiantando 6-2 6-0 il francese Julien Benneteau e conquistando il terzo turno. Dove non troverà, come nel 2007, lo svizzero numero uno al mondo, ma il suo giustiziere Ernests Gulbis. Se sia un bene o un male, vista la precaria forma di Federer, lo scopriremo solo oggi. Di certo c'è il recupero ad alti livelli di un giocatore che sembrava caduto in una crisi irreversibile. Iniziata proprio tre anni fa, dopo il quarto turno raggiunto al Roland Garros e le semifinali del Challenger di Torino e soprattutto del torneo Atp di Bastad. A fine luglio Volandri toccava il best ranking, numero 25 al mondo, poi la rapida discesa agli inferi: numero 120 nel giugno 2008, addirittura 292 nell'agosto 2009. Una deriva apparentemente senza fine. «Ho sofferto molto - confessa il livornese - Quando giochi male finisci nel dimenticatoio. La barca si riempie d'acqua e tutti scappano». La risalita è stata complicata. «Ho avuto tanti problemi fisici – prosegue "Filo" -, il ginocchio scricchiolava. E poi la storia del doping». Eh sì, perché Volandri è stato anche squalificato per uso eccessivo di salbutamolo, sostanza che deve prendere per curare l'asma. Una sentenza annullata dopo il ricorso presentato dal livornese, ma che comunque «mi ha fatto perdere un anno». Ricominciare dal fondo non è facile. «Rientrare nei primi 100 quando sei 250 al mondo è un problema. Bisogna vincere molte partite in tornei Challenger difficili dove puoi trovare gente come Ancic, Ramirez Hidalgo o Massu. Per fortuna ho sempre avuto tanta voglia di risalire». Voglia dimostrata due settimane fa, al Challenger Rai conquistato lottando su ogni punto. E qui al Foro Italico, torneo dai mille ricordi. «I tennisti vivono di sensazioni - racconta "Filo" - Nei posti dove hai giocato bene riaffiorano le emozioni vissute e spesso riesci a ripetere le stesse prestazioni». Come ieri contro il coetaneo Benneteau, francese proprio come lo era Richard Gasquet nel secondo turno degli Internazionali 2007. Volandri ha improvvisamente ritrovato il suo gioco migliore, fatto di devastanti accelerazioni di rovescio, improvvise smorzate e precise discese a rete in controtempo. «Ho giocato in modo quasi perfetto, sono riuscito a essere aggressivo e lui ha subito il mio ritmo». Oltre, ovviamente, alla fatica accumulata nella battaglia di primo turno contro il gigante americano Sam Querrey. Il futuro è oggi e si chiama Gulbis. «Mi sono allenato con lui - spiega Volandri - Gioca bene e ha una palla davvero pesante, però è discontinuo. Certo, mi avrebbe fatto piacere affrontare nuovamente Federer». Una preferenza scaramantica ricordando il 2007? La semifinale non è così lontana.

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