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Cari romanisti fate bene a non illudervi

Laziali a Formello

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La solita settimana di passione. La macchina mediatica giallorossa si è messa in moto per caricare la sfida Lazio-Inter di contenuti inesistenti. Dallo scippo di Pandev agli screzi tra Lotito e Moratti, tutto fa brodo per dimostrare che gli aquilotti devono fermare l'Armata Interista e regalare il titolo ai rivali concittadini. Ma in questo momento storico ai tifosi del club più antico della Capitale interessa evitare le peperonate a ogni angolo delle strade di Roma già fissate per il 16 maggio alle 17. Da qualche giorno il prezioso ortaggio giallo e rosso non si trova sui banchi dei mercati romani per i preparativi della festa tricolore che le legioni romaniste stanno organizzando. La doppietta di Pazzini pare aver stravolto i piani e il povero tifoso biancoceleste sogna di poter disdire la crociera sul fiordi norvegesi già prenotata per quella data allo scopo di non vedere dal vivo quanto già provato nel 2001. Andare contro natura, ossia tifare per una sconfitta della propria squadra, non è il massimo ma la possibilità di vivere in una città tranquilla senza il vicino di casa che ti saluta davanti all'ascensore con i pollici rivolti verso il basso dopo aver vinto lo scudetto, è il minimo sindacale che si possa fare. Anche per impedire di ritrovarti davanti a quegli inguardabili bruchi giallorossi che, in caso di vittoria, tornerebbero a riempire le macchine dei tifosi romanisti. Certo, poi rimarranno altre due partite ma sarebbe rassicurante vedere domenica sera l'Inter ancora sopra alla Roma. Significherebbe allontanare il dramma sportivo dello scudetto romanista e ricordare questo campionato deludente solo per due derby persi malamente, non per la clamorosa e per certi versi affascinante rimonta di Ranieri e Co. Del resto noi laziali siamo da sempre scozzesi in terra inglese, un'enclave orgogliosa, un popolo che sa perdere una partita senza che sia colpa per forza di qualcuno (gli arbitri, il Palazzo cinico e baro, o l'erba alta di capelliana memoria), che sa ammettere i propri limiti, sa vivere con dignità le proprie gioie e sa anche godere per le disgrazie altrui. Quindi, cari amici romanisti non aspettatevi regali tanto più dopo quanto accaduto alla fine del derby con sceneggiate scomposte e provocazioni. I giocatori della Lazio, sbeffeggiati dai dirimpettai tracotanti, hanno preso il numero di targa, faranno il loro dovere da professionisti ma nessun si aspetti l'impegno che si profonde nelle partite della vita. Quello la banda di Reja lo metterà a Livorno per certificare la salvezza e mandare in archivio una stagione maledetta con l'unica luce della vittoria nella Supercoppa di Pechino.  

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