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Quando donna vuol dire affermazione

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Miera piaciuto il coraggio con cui aveva assunto l'eredità del padre dopo la sua morte, mi aveva commosso la dignità con cui - lei l'unica, e se non sbaglio prima donna, ad assumere quella carica nel campionato italiano - si era difesa dagli assalti dei creditori del club e dalla curiosità dei «mass media». Lo sviluppo dei campionati successivi è soprattutto di quello attuale mi ha dato ragione. Mentre la sua collega bolognese si dibatteva in serie difficoltà, Rosella respingeva l'assalto di aspiranti alla proprietà della Roma senza basi solide, trattava saggiamente con le banche e soprattutto reggeva il timone del club con un misto di energia e di passione che ha trovato il suo premio dapprima nell'ingaggio di Ranieri, un «romano de Roma» che conosce bene il mestiere, e quindi in una miracolosa stagione tecnico-agonistica che, per ora, è culminata nella vittoria sulla Lazio e nella conferma del primato. Forse non a caso la definitiva affermazione di una donna, alla presidenza di una società popolare come la Roma, ha coinciso con la battaglia elettorale tra due donne, la radicale Bonino e la sindacalista di destra Polverini per la guida della regione Lazio, tra le quali ha prevalso la seconda. I tempi cambiano e uno dei cambiamenti più interessanti chiama in causa l'emancipazione femminile, e non solo a sinistra (una donna, la signora Moratti, è sindaco addirittura a Milano). In un settore come quello sportivo, dove pure hanno brillato atlete formidabili specialmente nelle discipline olimpiche, a livello dirigenziale siamo appena agli inizi, ma ci aspettiamo altre novità al più presto. Anche perché una più frequente presenza femminile potrebbe forse attenuare l'ondata di violenza che imperversando da qualche anno e che rischia di inquinare quello spettacolo calcistico che tanto entusiasmo sta suscitando in tutto il mondo che grazie all'onnipresenza della televisione. Purtroppo è proprio il "derby" romano di domenica sera a dimostrare dopo gli esempi di Torino, di Napoli e di tanti altri "siti" (questa volta non digitali), il pericolo che la violenza dilaghi. Gli incidenti che hanno turbato prima lo svolgimento della bellissima ed emozionantissima gara, poi il suo epilogo, sono stati gravi e, tutto sommato, ingiustificati dall'andamento dell'incontro, fra l'altro diretto in modo esemplare dell'arbitro Tagliavento. In gran parte si è trattato, come al solito, di manifestazioni teppistiche e forse pilotate, ma bisogna riconoscere che i giocatori delle due squadre hanno assicurato purtroppo il loro contributo proprio nella fase finale del "derby", partendo dalle proteste contro le sacrosante decisioni del giudice di gara e trasformandole poi in una rissa da osteria, che naturalmente ha eccitato maggiormente i cosiddetti "ultrà". I giocatori sono adorati dalla folla e generosamente remunerati dalla società: devono capire che le loro intemperanze sul campo rappresentano un pessimo modello per i tifosi, specie i più giovani.

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