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Ranieri, la vittoria del coraggio

L'allenatore della Roma Claudio Ranieri durante il derby

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Sarà per sempre il derby di Ranieri. L'ha vinto lui nell'intervallo con la scelta più coraggiosa, difficile, rischiosa. Fuori il capitano, fuori il capitan futuro. Tutti e due insieme, non era mai successo. Proprio loro, romani e romanisti, e quindi spesso deleteri in un derby come insegna una vecchia regola. Totti e De Rossi, due campioni del mondo, sostituiti alla fine di un primo tempo di sofferenza e tensione, dentro Taddei e Menez, nati ben lontano dalla Capitale: l'Olimpico romanista resta a bocca aperta. Ma ha fiducia. «Vuoi vedere che pure stavolta avrà ragione Ranieri?», si pensa ad alta voce. Si vede subito che è un'altra Roma. Totti e De Rossi arrivano subito in panchina, la doccia può aspettare. Gli leggi in faccia l'amarezza. Ma la Roma, il loro amore, sta vivendo uno dei momenti più importanti della sua storia e per le scenate di gelosia ci sarà tempo. Una delle immagini più belle del derby giallorosso è vedere quei due incitare i compagni, esultare alle prodezze di Julio Sergio e Vucinic, soffrire e poi esplodere di gioia al triplice fischio di Tagliavento. «Io sono un giocatore, non l'allenatore di questa squadra - dice De Rossi dopo la gara - ci può stare di essere sostituiti nell'intervallo, se poi la partita finisce così... Un derby si può perdere, ma un derby per lo scudetto avrebbe fatto doppiamente male. Comunque la favorita resta l'Inter». Scaramantico. A Firenze e in casa con il Palermo Ranieri aveva già invece già sostituito Totti nell'intervallo, ieri ha dovuto raddoppiare la dose di coraggio. A fine partita la spiega così: «Francesco e Daniele sentono troppo questa partita. Erano strani già durante la settimana, in partita non gli riusciva nulla ed erano stati ammoniti. Negli spogliatoi ho detto loro che avrebbero riposato, non ho dovuto spiegare nulla. Certo - dice il tecnico - ci saranno rimasti male, ma avranno anche capito che l'ho fatto per il bene della Roma. Se andava male, però, sarei stato crocifisso!». Come escludere i due simboli della squadra e diventare un idolo: è riuscito a fare anche questo il vero protagonista del miracolo romanista. «Totti e De Rossi sono due punti fermi per noi, il capitano e il capitan futuro» aggiunge Ranieri, pronto a restituire da subito le chiavi della squadra a quei due. Adesso il suo compito è frenare gli entusiasmi di una piazza che si sente già il tricolore cucito addosso. «Siamo arrivati qui grazie alla spensieratezza e all'umiltà, la mia squadra non è abituata a stare lassù ma vogliamo continuare a divertirci». Ancora quattro vittorie e una statua a Roma non gliela toglie nessuno.

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