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Sorpasso all'Inter, Roma lassù da sola

Francesco Totti

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Freccia accesa e braccio alzato, senza il «gestaccio» di Gassman, ma con la stessa sensazione di potere che solo lo stare avanti può trasmettere. È il sorpasso della Roma di Ranieri sull'Inter che vale il primato in classifica a cinque giornate dal termine con una rimonta impensabile solo qualche settimana addietro. All'Olimpico anche le cose impossibili possono diventare realtà. Il 2-1 contro l'Atalanta ha messo la Roma con il naso avanti all'Inter, al termine di una rincorsa che ha dell'incredibile. Succede in un pomeriggio primaverile, nel quale nemmeno i nuvoloni di una perturbazione ormai alle porte hanno scosso il buon umore del popolo romanista. Erano in cinquantamila e ci hanno creduto dall'inizio alla fine, trascinando la squadra quando, nei venti minuti finali, la pressione della vetta s'è iniziata a palesare sulle gambe, ma soprattutto nella testa, dei giallorossi in campo. Alla fine, lo spettacolo degli spalti, è stato ripagato con un successo netto che dimostra come la Roma in questo momento sia la squadra, tra quelle in lotta per lo scudetto, che sta meglio: gioca, schiaccia, pressa su tutti i palloni e concede poco o nulla agli avversari. Tutto possibile grazie a una condizione fisica eccellente e al ritrovato splendore di giocatori che in passato erano mancati.   Totti in testa: il capitano, seppur non ancora al cento per cento della condizione, continua a fornire assist e giocare per la squadra. Torna indietro a lottare, rimedia una quantità infinita di falli che consentono ai giallorossi di rifiatare quando la partita si fa dura e alla Roma viene il «braccetto» degli ultimi minuti (soprattutto dopo il gol del 2-1 di Tiribocchi). Eppoi le sue solite cose: spettacolare il pallone per la testa di Cassetti che porta la Roma sul 2-0. Ma l'uomo in più di questa Roma, quello che ha messo un timbro grosso così su questa rincorsa incredibile, era e resta Mirko Vucinic. Il montenegrino sta attraversando un momento di grazia che con sembra esaurirsi. Anche ieri è stato lui la spina nel fianco della difesa avversari: rapido, imprevedibile, quando ha la palla tra i piedi hai sempre la sensazione che sta per succedere qualcosa. E succede....   Ieri poi, complice anche la clamorosa papera di Consigli (consolato giustamente da Perrotta), è stato proprio lui a lanciare in orbita la Roma partita col vento in poppa dopo il pari imposto dalla Fiorentina all'Inter nell'anticipo del Franchi. Vento che non ha comunque risparmiato alla Roma almeno quindici minuti di sofferenza nel finale, quando l'Atalanta ha provato a confermarsi quella «mina vagante» pronosticata alla vigilia da Mutti. Alla fine comunque Mourinho ha dovuto mandar giù un altro boccone amaro, sentire il fiato sul collo dei giallorossi e vederli poi sfilare sulla corsia di sorpasso senza colpo ferire. Già, perché i due gol rifilati all'Atalanta portano avanti i giallorossi: seppur di solo un punto con sole cinque partite da giocare.   E a questo punto il calendario conta poco, perché come dice Ranieri devono essere tutte finali: derby compreso. Ma al tecnico giallorosso tutti i fattori esterni non sembrano interessare e anche contro l'Atalanta è andato dritto per la sua strada: turn-over in attacco con dentro Menez per Toni e Vucinic, diffidato, ha giocato un tempo intero... alla faccia del timore del derby. No, piuttosto Ranieri cerca di tenere unito un gruppo che finalmente ha trovato un'unità d'intenti e una sintonia che l'hanno fatto arrivare dov'è ora: in vetta alla classifica del campionato di calcio più bello del mondo. Il resto è fuffa e da qui in avanti la Roma può decidere il suo destino... l'importante è non sbagliare, a partire da domenica prossima all'Olimpico.  

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