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"Zeru tituli" ora è l'incubo di Mourinho

Jose Mourinho, allenatore dell'Inter

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MILANO Se la Roma non si trovava in testa al campionato da due anni e mezzo il motivo era semplice: in testa al campionato, negli ultimi due anni e mezzo, e non solo, c'è sempre stata l'Inter. Di Mancini, prima. Di Mourinho, poi. Fino a ieri. Fino a una stagione nella quale il canonico calo fisiologico del periodo gennaio-febbraio s'è trasformato in una crisi di risultati, più ancora che di gioco. Pareggi e sconfitte inattesi, che pesano tantissimo. Soprattutto nel momento che deciderà l'intera stagione. Non solo per l'Inter, ma soprattutto per l'Inter. Con la semifinale di coppa Italia alle porte, da giocarsi martedì di nuovo a Firenze contro i viola, la sfida di venerdì sera contro la Juventus, le due semifinali di Champions League col Barcellona del «messia» Messi. Gare, queste ultime, dal pronostico quasi chiuso, se si guarda al talento e al gioco che può proporre la squadra di Guardiola, e a cosa sta combinando da un anno e mezzo in Spagna, in Europa e nel mondo. Partite alle quali non si può dedicare un'attenzione soltanto normale. Vanno preparate, studiate. La concentrazione si focalizza su un evento del genere. Con Mourinho che se prima di Chelsea-Inter degli ottavi si riguarda l'andata sette volte, per il Barca si deve comprare nuovi occhiali da vista per lo schermo della tv, e da sole per coprire le occhiaie le mattine successive. Stanchezza, anche mentale, che con ogni probabilità sentono anche i suoi giocatori. Arrivati a fine stagione con ancora tutto in ballo, ma anche col grande interrogativo di come riuscire a far fronte a tali e tanti impegni, e il timore, legittimo, che il famoso tormentone «zero tituli», rivolto lo scorso anno dallo Special one alla Roma di Spalletti, possa col tempo diventare un pericoloso boomerang.

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