Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Fabiana Pellegrino Torino, parte seconda.

default_image

  • a
  • a
  • a

Ilquinto posto olimpico in valigia e una partita aperta con la fortuna. In tasca il pass per l'olimpo degli «dei» del ghiaccio e ai piedi i pattini con cui aprono oggi i Mondiali al Palavela con l'obbligatorio danza. Il bello arriva ora con i campionati del mondo, come vi sentite? «Siamo al massimo, basterà affrontare la gara con la serenità e la gioia con cui abbiamo affrontato il resto di questa stagione favolosa». Temete qualcuno? «Nessuno in particolare e siamo pronti a prenderci finalmente ciò che ci spetta». Arrivate dal quinto posto di Vancouver. Cosa vi ha portato fin qui? «La decisione di partire, il duro lavoro, la maturità di 4 anni in più sulle spalle e la grande forza che abbiamo avuto nel non smettere mai di credere in noi». Dall'anonimato a un doppio argento europeo fino al quinto posto olimpico con tanto di primato stagionale nel libero. Un cammino che parte da lontano... «È partito tutto da un piccolo palaghiaccio nella provincia di Roma, La Mezzaluna a Mentana. Ora raccogliamo i frutti di un percorso di 20 anni. Una grande fortuna è stata quella di aver lavorato con professionisti che ci hanno insegnato che il sacrificio e il duro lavoro pagano sempre». Da italiani e da romani, quanto è difficile essere migranti in America? «È stata molto dura per entrambi, l'America è un paese meraviglioso ma è veramente tanto lontano dalle persone che amiamo». Cosa avete trovato negli Stati Uniti che in Italia mancava? «In Italia manca la cultura sportiva e la consapevolezza che per arrivare ad alti livelli bisogna essere supportati al massimo, sotto tanti punti di vista». Perché secondo voi tanti atleti fuggono dall'Italia per allenarsi all'estero? «Perché non basta il talento e il duro lavoro, gli atleti hanno bisogno di strutture e soprattutto di una mentalità diversa da quella italiana». Se non foste diventati la premiata ditta Faiella-Scali cosa avreste fatto nella vita? «Chissà, avevamo solo 10 anni quando il nostro sogno è iniziato e da allora abbiamo sempre pensato al nostro futuro come pattinatori». Un sogno ancora rimasto nel cassetto? Massimo: «Mi piacerebbe lavorare in un musical di Broadway e trasferirmi a New York». Federica: «Nel cassetto c'è ancora il sogno di una medaglia d'oro e nella vita la grande gioia di avere un bambino». Dopo Torino continuerete fino a Sochi? «Dopo Torino l'unica cosa a cui penseremo saranno le ferie! Pensiamo di andare avanti, cominciamo con un anno, poi si vedrà». Siete a Torino per vincere? «Siamo qui per dare il massimo e incantare ancora una volta il nostro pubblico che questa volta è quello di casa!».

Dai blog