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Fascetti inchioda i giocatori laziali

Curva nord

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Eugenio Fascetti, classe 1938, ha allenato la Lazio dal 1986 al 1988, riuscendo a centrare prima la storica impresa di evitare la retrocessione in C nella stagione dei 9 punti di penalizzazione, e successivamente la promozione nella massima serie. Nella Lazio Fascetti ha anche giocato come centrocampista nell'annata 1964-1965. Il tecnico viareggino ha allenato il Bari dal 1996 al 2000. «E' un momento brutto - afferma il tecnico viareggino - nella testa dei giocatori c'è paura e l'ambiente romano non è semplice. Credo che i calciatori debbano farsi un esame di coscienza perché non si può dare sempre la colpa al presidente o all'allenatore, così è facile. Se dovesse succedere l'irreparabile loro avrebbero tante colpe». Il problema è mentale? «Senza dubbio, nessuno si aspettava di dover lottare per non retrocedere. La situazione è peggiore della nostra quando partimmo col –9, perché nessuno poteva prevederla ad inizio stagione. I giocatori attuali non sono abituati a lottare per la salvezza, ma nessuno di loro ha mai giocato nel Real Madrid. Reja è uno serio, ma subentrare in corso d'opera è sempre difficile». Su cosa deve far leva il tecnico goriziano? «Deve valutare la condizione fisica del gruppo, anche se spesso è la testa che fa girare le gambe. Poi deve parlare molto con la squadra, le beghe vanno messe da parte, tutti devono remare nella stessa direzione».  La Lazio rischia di perdere Rocchi con la prova tv. «Il campionato non possono deciderlo i cameraman o i registi, è ridicolo».  Il Bari? «E' praticamente salvo, può fare molto male perché ha solo da divertirsi. Non bisogna concedergli spazi in contropiede, sono molto veloci, sarà dura per la Lazio». La Lazio cambia spesso modulo, cosa ne pensa? «In Serie A non dovrebbero esserci problemi a modificare l'assetto, l'importante è non accettare mai l'uno contro uno. Evidentemente, Reja non è contento di come stanno giocando i suoi e sta cercando la soluzione migliore».  Perché la Lazio sta vivendo un'annata così travagliata? «Forse perché ha anticipato la preparazione per la Supercoppa, e vincendola è subentrato anche un po' di appagamento». Quanto conterà l'apporto dei tifosi in questo finale di campionato? «Nell'anno dei –9 i tifosi furono determinanti, senza di loro non ce l'avremmo fatta».

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