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Olimpiadi Vancouver 2010 Un bicchiere mezzo vuoto

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Gianni Petrucci

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Nella notte sono andati in archivio i Giochi invernali di Vancouver. Al momento della chiusura del giornale è impossibile sapere come si è svolta la cerimonia d'addio, e se eventualmente è stata «disturbata» da qualche problema tecnico come accaduto in quella di apertura. Quel braciere rimasto spento che, col senno del poi, può essere interpretato come un triste presagio. L'edizione di Vancouver è stata una delle più controverse. La morte dello slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili e le polemiche sulla sicurezza che sono seguite ne sono l'aspetto più grave. Ma in Canada non si sono fatti mancare nulla, tanto che molti atleti hanno ricordanto con rimpianto Torino 2006. Ma la riconosciuta capacità organizzativa non basta a far sorridere l'Italia, che esce da questi Giochi con le ossa se non rotte, perlomeno ammaccate. In extremis è arrivato l'oro di Razzoli nello slalom speciale, ed è un risultato positivo da più punti di vista. Perché il giovane emiliano - 25 anni - ha dimostrato di possedere, oltre alla tecnica eccellente, anche la capacità di non «sciogliersi» nelle occasioni importanti, come accaduto a tanti compagni di spedizione. Una dimostrazione di fermezza ancora maggiore se si considera che sulle sue spalle pesava buona parte del bilancio azzurro. Ma il panorama, tolta la sbornia finale, resta desolante. Un'intera generazione di campioni, quella del fondo, ha compiuto a Vancouver il proprio passo d'addio, congedandosi col solo argento di Piller Cottrer e tante delusioni, a volte cocenti. Inutile prendersela con chi tanto lustro ha dato allo sport italiano. Se i veterani erano in Canada è stato perché nessun giovane lo ha meritato più di loro. Ed è proprio la mancanza di ricambio nel fondo uno dei problemi più gravi. L'«effetto Torino» non c'è stato, le nuove generazioni sembrano essersi allontanate dalla disciplina più faticosa. Ha tenuto ancora botta Zoeggeler, ma hanno deluso due atleti su cui si faceva molto affidamento. Fabris, che ha sbagliato la preparazione arrivando spompato all'appuntamento, e Carolina Kostner, vittima di uno di quegli psicodrammi che ormai la colgono un po' troppo spesso. Ci sono state le sorprese Pittin e Fontana, troppo isolate, nelle loro discipline, per far pensare a un'inversione di tendenza. E proprio Arianna Fontana, con la polemica contro i tecnici federali, ha dimostrato quante crepe possano nascondersi a volte dietro gli insuccessi. Petrucci ha vissuto Olimpiadi difficilissime. Ha dato alla spedizione azzurra «un voto tra il 5 e mezzo e il 6-», tirando le orecchie a quegli atleti che non hanno capito l'importanza di una medaglia olimpica. Ha detto che la giovane età media dei medagliati «non basterà a evitare novità nelle scelte dei direttori tecnici». Un ulteriore segnale, da questo punto di vista, è l'appoggio dato ad Arianna Fontana nella polemica col ct Maragotto. Infine, da Sochi 2014 le Olimpiadi invernali saranno preparate come quelle estive, con un'apposita commissione e verifiche annuali del Coni. L'effetto maggiore dell'oro di Razzoli sarà che questo mezza rivoluzione avverrà in maniera meno rumorosa di quanto sarebbe accaduto con un insuccesso totale.

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